Plusvalenze, mercato e bilanci, fate pure come volete: ce lo dice la giustizia sportiva. Il procuratore federale ha preso un abbaglio…
PLUSVALENZE, LA RESA DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA
Penso che la generale assoluzione nell’inchiesta sportiva sulle plusvalenze – erano coinvolti anche Juventus e Napoli con i loro presidenti – sia una resa della giustizia sportiva alla possibilità di indagare in una zona grigia del calcio. Lì dove le valutazioni dei calciatori non hanno nulla di definibile e sono assolutamente lasciate al comodo delle parti.
Non sarebbe un problema se ci si scambiassero calciatori al puro fine esclusivamente tecnico, può diventarlo se il valore di un calciatore diventa un elemento del bilancio di una società di calcio, che sono società per azioni e devono stare dentro certi binari per iscriversi al campionato e rispettare una normativa uguale per tutti.
LO SMACCO DELLA PROCURA FEDERALE
Posso capire che stabilire il “prezzo” o il “valore” di un calciatore sia operazione improba e non esista forse un criterio oggettivo per poter mettere seriamente le mani dentro l’inchiesta. Lì dove si è dovuti ricorrere all’ “oggettività” di Transfermarkt è crollato ovviamente tutto, essendo di fatto il comprare e vendere giocatori una scommessa. Come poi sia possibile che la procura della federcalcio faccia una raffica di richieste di condanna e finiscano tutti assolti riesce davvero difficile capirlo. Lo smacco per il procuratore federale Chiné è clamoroso e degno di avanzamento delle proprie dimissioni. Voglio vedere poi come ci si metterà di fronte agli avanzamenti dell’inchiesta “Prisma” della Procura di Torino che sempre queste problematiche tocca. Ossia le ipervalutazioni dei giocatori senza scambio di denaro.
Tra l’altro la maggior parte delle plusvalenze sono più che legittime – Pogba fu preso a zero e rivenduto anni dopo a 100 milioni – ma guardandoci in faccia sappiamo benissimo tutti che sotto molti affari il sotterfugio esiste. Sappiamo tutti che il giochino delle plusvalenze, da decenni non da ieri, ha prestato il fianco a dubbi e trucchi contabili con contraccolpi negativi su una sana gestione del calcio. Oggi fin troppo opaca.
UNA NUOVA SENTENZA BOSMAN E IL RITORNO DEL “MERCATO DELLE VACCHE”
Portando i ragionamenti alle estreme conseguenze penso che il mercato dei calciatori, così come lo concepiamo oggi, non durerà poi all’infinito. In una società evoluta, moderna, giusta e corretta, non può esistere un “fattore patrimoniale” così labile e così soggettivo. Tanto più commerciare sui contratti mi pare ormai un assurdo e vedo all’orizzonte una seconda Sentenza Bosman (1995) che azzererà tutto e costringerà i club a fare i propri conti sul patrimonio edilizio, il marchio e via così, senza attaccarsi a improbabili valutazioni di campioni o solenni scarponi che non stanno né in cielo né in terra.
Si tratta solo di aspettare, e qualcuno un giorno sorriderà: “Ma ti ricordi di quando i club si scambiavano i calciatori a suon di milioni facendo le plusvalenze?” Sotto la scorza del glamour e dei sogni che riguardano i campioni, il “mercato delle vacche” (1978, irruzione dei carabinieri all’Hotel Leonardo da Vinci, sede del calciomercato, a Milano, su esposto dell’ presidente dell’Aic Sergio Campana) in realtà non è mai stato completamente chiuso. E anzi accanto al “mercato delle vacche” si è aggiunto pure il “mercato delle patacche”.
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Per fortuna non ci sono state conseguenze per il finto “scandalo” plusvalenze perché avrebbe significato qualcosa di assurdo: che nel pallone un giudice potrebbe avere più esperienza e la sua parola avere più peso nel giudicare il valore di un giocatore di pallone rispetto a un diesse o un procuratore.
No: il giudice ha più esperienza nel giudicare le applicazioni e le trasgressioni delle leggi. E basta.
Lasciamo perdere Juve e Napoli: avessimo accettato tale principio (della superiorità della stima di un giudice rispetto a un tecnico), ci saremmo trovati in un mondo dove i ctu e gli esperti non avrebbero avuto più senso perché un giudice sarebbe considerato onnisciente. Parlassimo di Solomone ok, ma dato che è morto 2-3 mila anni fa, lasciamo i giudici a fare i giudici e non i tuttologhi.
Che poi le plusvalenze (che esistono, ovvio) poi le devi pagare alla fine: un profitto quest’anno implica un maggior costo in ammortamenti l’anno prossimo, alla fine i nodi vengono al pettine comunque.
Detto questo e andando oltre, anche una plusvalenza che può sembrare fittizia (vendita di giocatori valutati troppo per abbassare il prezzo di acquisto di un giocatore al mercato) non è detto che lo sia: un po’ come quando un Musk qualsiasi paga una decina di dollari in più le azioni Twitter pur di avere la maggioranza. Secondo questi pm Musk dovrebbe allora essere processato per spendere troppo per le sue azioni? Ma chi lo determina cosa può spingere qualcuno a comprare e qualcuno a vendere, se non il compratore e il venditore ?
Gente che non ha mai passato mezza giornata nel mondo vero, a volte mi fa paura che siano in charge dell’applicazione delle leggi.
Fine dello sfogo.
Buona Pasqua a tutti
Diciamoci la verità. Alla FGCI son più signori di ADL. Gli hanno paventato una multa e poi gliela hanno tolta. Invece lui ha messo le multe e, piano piano, le incassa. Come funzionano le multe con le plusvalenze?
L’Udinese sta vincendo 1 – 0. Torno alla partita.
Ennesima riprova che chi istituisce processi lo fa sapendo che non pagherà ne un euro ne in termini di carriera in caso di totale abbaglio. I processi, sportivi, civili, penali, costano molto, sia allo stato e alle federazioni, sia agli imputati, e quindi si dovrebbe andare con i piedi di piombo e avere prove certe e incontrovertibili, prima di avviarne uno. Invece da noi si sceglie, spesso per protagonismo o convinzioni per#onalissime del pm, di partire in quarta, e allora titoloni sui giornali, gogne mediatiche e sentenze che paiono già scritte. Poi arriva l’assoluzione, spesso dopo anni e spesso con formula piena, a cui dovrebbero corrispondere le dimissioni di chi, non si capisce su quali basi, quel processo lo aveva fortemente voluto.
Molti di noi sanno da tempo che la giustizia lavora un po’ alla carlona e che i bilanci calcistici sono pieni di trucchi contabili probabilmente formalmente perfetti. Nessuna sorpresa. Spiace per questo uso di denaro collettivo per alimentare la carriera di qualche incompetente magistrato ma diciamola tutta. Meglio che la giustizia faccia danni di questo tipo che errori giudiziari atroci e meglio che fallisca una societa di calcio che una piccola ditta che da’ lavoro a gente comune.
L’unico vero furto a noi cittadini fu il decreto salvacalcio di cui beneficiarono i professionisti del taccheggio fuori e dentro il campo , le milanesi Inter e Milan
Massimo Bucci “Passo una parte del mio tempo libero a casa sul mio computer e poi l’industria del calcio prende sul serio queste mie valutazioni.
È irreale, io sono un assistente sociale, faccio queste cose per Transfermarkt per divertimento, mentre l’industria del calcio muove milioni. Il contrasto è folle”.
Questa. È la Dichiarazione di colui che aveva scritto le valutazioni e sulle quali si era basata la Procura sportiva per formulare le accuse.
Figuracce come se non ci fosse un domani, che imbarazzo, in che mani è il calcio italiano.
Ovviamente non si dimetterà nessuno, anzi tra qualche mese ci proveranno ancora, con qualche altra scemenza aizzapopolino.
Toh, ma guarda, non me l’aspettavo…
“ma guardandoci in faccia sappiamo benissimo tutti che sotto molti affari il sotterfugio esiste. Sappiamo tutti che il giochino delle “plusvalenze”, da decenni non da ieri, ha prestato il fianco a dubbi e trucchi contabili”
Mi chiedo per quale motivo il mercato del calcio ed i suoi mercanti dovrebbero essere eticamente più puliti degli altri mercati visto che da quando il mondo è mondo pur di nascondere utili si ricorre ai sistemi finanziari più sofisticati – consulenze, fatture fittizie, manodopera in nero, rifiuti industriali sotterrati – che servono proprio a non depauperare gli utili. In fondo, a differenza del mercato vero, quello del petrolio, del gas, delle multinazionali dell’abbigliamento sportivo, della telefonia e di ogni bene di consumo, nel calcio sono in gioco pochi spiccioli e i presidenti sono giovani marmotte rispetto ai draghi.
Tutto condivisibile, tranne quel che va da “nel calcio…” a “…rispetto ai draghi”.
Caro Bocca, il problema è che le società di calcio, credo dalla c in su, sono società di capitali e devono sottostare come tutte al diritto comunitario, al codice civile ed ai principi contabili, non si può pensare di creare una legislazione particolare solo per loro, oltretutto armonizzandola per centinaia di paesi.
Qualunque intervento legislativo che fissi i parametri per le valutazioni dei giocatori andrebbe a cozzare col diritto europeo (e non solo). Idem impedire trasferimenti onerosi dei giocatori (cosa tra parentesi facilmente aggirabile: nessuno può impedire a due parti di terminare un contratto dietro un pagamento di una certa somma), un’altra possibilità sarebbe quella di vietare gli ammortamenti sui giocatori, il costo del giocatore andrebbe iscritto totalmente nel bilancio dell’anno, ma questo è contrario a qualunque principio contabile, senza considerare che creerebbe più problemi di quanti ne risolva. La cosa probabilmente più fattibile sarebbe quella di limitare la lunghezza dei contratti (cosa ammessa dal diritto comunitario) che però saprebbe molto dannosa per le piccole squadre (per non parlare delle serie inferiori) e credo incontrerebbe l’opposizione dei calciatori, specialmente quelli di alto livello.
Gli americani molto pragmaticamente hanno risolto il problema alla radice, non so possono scambiare giocatori per soldi (in realtà si può ma sono fissati dei limiti strettissimi, in NBA il limite è tre milioni di dollari), solo per altri giocatori e/o scelte nel draft (il che ha creato più di un problema per i giocatori europei che, se vogliono uscire da un contratto per andare in NBA, sono spesso costretti a pagare di tasca propria). Ma nel mondo americano le leghe sono chiuse la suddivisione è chiara: da una parte i professionisti dall’altra il mondo dei dilettanti che funge da serbatoio di reclutamento. NBA, NHL, NFL e MLB hanno più o meno 30 squadre ciascuna, noi con un sesto della popolazione abbiamo 100, se non più, squadre professionistiche di calcio.
Secondo me dato l’impatto economico di questa industria si dovrebbe creare un organo terzo che in base a parametri prestazionali misurabili e comparabili (minuti giocati, gol fatti, etc..) stabilisca la quotazione del giocatore. In base a questo si stabilisce lo stipendio. In questa maniera tutto sarebbe più trasparente. Ciò non dovrebbe togliere la possibilità di pagare un giocatore di più di quanto vale per poterselo accaparrare, ma poi quella somma in più non la metti a bilancio é automaticamente una perdita che devi recuperare durante ll’anno successivo o con delle vendite immediate certificate.
Ma forse sarebbe troppo trasparente 😂😂😂😂
potrebbe in teoria andar bene per giocatori maturi, ma per un diciottenne come fai? posto che poi rimane sempre il piccolo problema legale da risolvere.
Tra parentesi in USA lo fanno per il baseball, se dopo 3 anni di dall’esordio nella serie maggiore società e giocatore non trovano un accordo si va ad un arbitrato che fissa una retribuzione per altri tre anni (non particolarmente amato dai giocatori)