E’ la svolta, la Juventus forse è uscita dall’incubo e vede la fine del tunnel. Con 718mila euro di patteggiamento chiude, almeno in Italia, la guerra con la giustizia sportiva, non avrà più conseguenze a causa del “processo plusvalenze” e “manovra stipendi”. La Juve si impegna a non fare più ricorsi e punta a ripresentarsi immacolata per la prossima stagione. Resta però sempre aperto il fronte Uefa, che comunque dovrebbe accettare la “exit strategy” messa in piedi da avvocati della Juve e inquirenti. L’esclusione dalle Coppe è ormai data per certa, ma sarebbe limitata a questo anno. Andrea Agnelli invece proseguirà per la sua strada, niente patteggiamento: l’ex presidente della Juve fino a poche settimane fa ancora sosteneva la causa della Superlega, facendo irritare non poco l’Uefa. Insomma, dandosi ormai una certezza e buttandosi alle spalle questa storia sbagliata, la Juventus ha gettato le basi per la sua stessa ricostruzione. E infatti il titolo Juve è subito schizzato in alto in Borsa: belli che ripagati, in un’ora, i 718mila euro…
Settecentodiciottomila euro e passa la paura. Che sarà mai per chi ha accumulato 559 milioni di perdite negli ultimi tre anni, senza nemmeno contare l’annus horribilis in corso
SERIE A, 37a GIORNATA – Juventus-Milan 0-1 è una sentenza, anche se non della giustizia sportiva. Stabilisce che Giroud è un grande giocatore e non un campione trasformatosi in fenomeno da circo. Stabilisce che il Milan ha saputo chiudere con dignità e con meno danni possibile l’anno infernale del dopo scudetto. Ha stabilito che in Champions League ci vanno Napoli, Lazio, Inter e Milan. La grande sorpresa è la Lazio e l’ispido Maurizio Sarri si conferma un professore universitario: si merita un’ode e un applauso grande quasi quanto quello rivolto a Spalletti, ormai ex del Napoli. E’ una sentenza, sportiva stavolta, soprattutto per la Juventus. Allegri si consola amaramente: “Finalmente è finita una stagione che non auguro a nessun collega”. Ma sono due anni che la Juve ormai non vince, e per chi sostiene che “vincere è l’unica cosa che conta” è davvero un problema. Troppi campioni sono finiti inutilmente dentro il tritacarne e la vicenda della giustizia sportiva si è trasformata in un alibi, se non addirittura in autoflagellazione. Chiacchiere e dichiarazioni a parte, scommetterei dieci euro sul fatto che la Juve così come è costruita e guidata oggi non sia ormai più presentabile. Sarà smontata e non la rivedremo più.
SERIE A 2022-2023 GIORNATA N. 37 Venerdì 26 maggio 2023 Salernitana – Udinese 3-2 (25′ Zeegelaar U, 30′ Nestorovski U, 43′ Kastanos S, 57′ Candreva S
Il giorno più buio della Juventus nella sua storia recente. Prima i dieci punti di penalizzazione inflitti dalla CAF nella terza sentenza sulla vicenda delle “plusvalenze”, poi il clamoroso ko per 4-1 a Empoli. Allegri parla di “stillicidio allucinante”, ma in realtà la Juventus ha buttato via l’ennesima occasione. La riduzione del 33% della pena rispetto alla precedente consentiva addirittura uno straordinario recupero e uno spettacolare rientro in Champion League, invece è stato un patatrac devastante. Un fallimento che si aggiunge alle eliminazioni in Champions ed Europa League. Qualunque cosa ne pensi Allegri è impensabile continuare con una Juve sempre nella stessa configurazione di quella attuale, a identica copia di se stessa. Serve una rifondazione che investa tutti i settori: i dirigenti del club, l’allenatore e la squadra. Anzi, più che una rifondazione. una rinascita…
Il giorno più buio della Juve. Dieci punti di penalizzazione e 4 sberle dall’Empoli. Questo è l’ordine cronologico sia pure assai ravvicinato della cronaca, ma non credo prop
Cosa succederà alla Juventus ora che la sua stagione è ufficialmente chiusa per il secondo anno a “zero tituli”? E cosa succederà o cosa bisognerà fare di Massimiliano Allegri? L’allenatore bianconero non è certamente l’unico responsabile, ma di questa Juventus è senz’altro il pilastro fondamentale, il simbolo, l’unico totem rimasto in piedi. Allegri rappresenta un modo di fare calcio bocciato dalla stessa filosofia bianconera. Se l’unica cosa che conta è vincere, come ci si comporta quando si perde? Chiuso nel suo modo di fare calcio, timbrato a vita dai suoi slogan- “il corto muso”, “per lo spettacolo andate al circo” – molto difficilmente Allegri può essere l’uomo giusto per distruggere questo stesso modello e rifondarlo da capo. E dunque è facile tirare le conclusioni.
Non so se sia possibile parlare della Juventus senza passare dall’imbuto della sentenza che pende sul suo capo, l’incombente penalizzazione, addirittura in doppia tranche visto
Il risveglio del calcio italiano: tre nostri club nelle tre finali delle tre Coppe Europee. Dopo l’Inter in Champions League contro il Manchester City, la Roma di Mourinho va in finale di Europa League contro il Siviglia, e la Fiorentina di Italiano in quella di Conference League contro il West Ham. Resta fuori soltanto la Juventus, sconfitta dal Siviglia e ormai rassegnata a chiudere qui la sua stagione con nessun trofeo conquistato. Adesso bisogna raccogliere il più possibile, perché come dice quel gran leader di Mourinho: “Le finali non si giocano, si vincono”
Quasi da non credere. Tre italiane nelle tre finali delle tre Coppe europee. Dopo l’Inter in Champions League, ecco la Roma di Mourinho nella finale di Europa League contro il Si
Siamo in sospeso: possiamo qualificare quattro squadre nelle finali delle tre Coppe Europee e vincerle addirittura tutte e tre. Oppure potremmo mandarne una sola in Champions League (Inter o Milan) e non vincerne nessuna. In mezzo ci passa il mare. La serata di Europa e Conference League non è stata granché esaltante, anzi. Una vittoria della Roma, un pareggio della Juve e una sconfitta della Fiorentina. Roma e Juventus attaccate non a due superstar, ma a due calciatori italiani. Mourinho ringrazia il giovane Bove su cui ha puntato tanto negli ultimi mesi, e Allegri il solito Gatti che già aveva risolto la partita con lo Sporting. Morale della favola, vedete di farvelo bastare…
Siamo qui sospesi. Potremmo piazzare, come calcio italiano, una sola squadra nelle finali delle Coppe, e il bilancio sarebbe negativo, o potremmo davvero mandarcene addirittura qua
Il caso Juventus allunga la classifica, se è vero che il club bianconero rischia di essere nuovamente penalizzato per l’inchiesta plusvalenze, anche il quinto posto diventa fondamentale nella corsa alla Champions League. Resta il rebus però dell’ “afflittività” dell’eventuale penalizzazione, e la posizione dell’Uefa sull’esclusione dei bianconeri dalle Coppe. E’ una partita fuori campo che vale da sola 60 milioni di euro.
Credo che non sia mai stato così importante il quinto posto in campionato. Nel senso che la Juve così come è rientrata tra le prime quattro – anzi al momento è addirittur
A Bergamo, durante Atalanta-Juventus l’ennesimo caso di razzismo delle curve . Vlahovic bersagliato con insulti e cori: “Sei uno zingaro!”, l’arbitro Doveri ferma la gara due volte. L’attaccante della Juventus, visibilmente turbato, si agita in campo e chiede lo stop, poi dopo il gol nei minuti di recupero ha un’umana e comprensibile reazione verso il pubblico che lo ha offeso. Ma arbitro e compagni devono fermarlo perché non venga espulso. Fin qui è più o meno lo stesso schema del “caso Lukaku” con la curva juventina che rivolse buu di scherno all’attaccante dell’Inter. Ma il problema, ancora una volta, è chi ipocritcamente nega l’evidenza dei fatti e accampa scuse che non reggono. Come l’allenatore dell’Atalanta Gasperini: “Non è razzismo sono insulti personali che sono ugualmente gravi. Io sono contro il razzismo, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio”. Insomma il razzismo c’è ed è odioso, ma non è mai il mio… I negazionisti del razzismo nel calcio hanno ormai una loro malandata attrezzatura filosofica, che richiama tanto l’ottusità no vax.
A Bergamo fischi e cori razzisti a Vlahovic. Non è nemmeno la prima volta, purtroppo, per il calciatore della Juve, ma cosa c’è di nuovo? C’è di nuovo che abbiamo so
Fermi tutti se la Juventus vi ha deluso bisogna parlarne secondo un canone non consueto. Secondo il predicatore tv Daniele Adani, i giocatori bianconeri – da Rabiot a Chiesa, da Danilo a Vlahovic – non sono felici. E troppi altri giocatori, come Morata, Bentancur o Kulusevski, sono stati bocciati anche e soprattutto per colpa di un gioco che non c’è. Detto che Adani e Allegri si detestano, si può fare il bilancio di una squadra di calcio prendendo in considerazione il suo grado di felicità? Di certo il primo a non essere felice è lo stesso Allegri – secondo Adani andrebbe addirittura aiutato (in che senso?) – i cui scatti di rabbia sono sempre più evidenti e che chiede un altro mese di tempo per fare il bilancio. La Juventus, al di là della storia dei famigerati 15 punti di penalizzazione, è ancora in sospeso tra qualificazione alla Champions League e il risultato dell’Europa League. Ma la quantità di felicità può entrare nel giudizio di Allegri e della Juventus? Perché no, anche se il problema è trovare un modo per misurarla. Magari quella dei suoi tifosi…
Non condivido quasi nulla del calcio di Daniele Adani e anche della sua maniera di raccontarlo in TV nel ruolo di “predicatore”, ma a volte ha il pregio di mettere il d