Pogba squalificato 4 anni, la sua carriera – se non intervengono riduzioni – di fatto finisce qui. Le sentenze di doping contengono un forte fattore di moralismo, di indegnità a frequentare lo sport. Ma non si arriva quasi mai a una verità assoluta e accertata, ci si ferma intorno a una provetta irregolare, il resto c’è e non c’è, ci si può credere oppure no.
POGBA E LA SANTA INQUISIZIONE DEL DOPING Quattro anni di squalifica a Paul Pogba. La lotta al doping comporta una certa dose di Santa Inquisizione e di intransigente giustizialismo
La Juventus non vuol proprio farsi mancare nulla, dopo crisi, ribaltoni e processi sportivi torna anche un clamoroso caso doping. Paul Pogba positivo al testosterone, può rischiare fino a 4 anni di squalifica. Il ritorno di Pogba alla Juve è stata praticamente una sciagura biblica, è passato da un infortunio all’altro, non ha mai giocato. Certo se dovesse essere squalificato non farebbe una gran differenza, ma la botta per lui e per la Juventus è forte. E ci si appresta così a un nuovo processo sportivo. Non c’è mai pace, (un altro) grosso guaio a Juvetown…
La seconda avventura di Paul Pogba alla Juventus passerà alla storia come l’invasione delle locuste nelle dieci piaghe bibliche d’Egitto. E’ ancora troppo presto – sia
Che pacchia! Venite gente, venite. Qui si vende tutto. Anche Milinkovic e Pogba andranno a giocare in Arabia Saudita. Ma quale santo ha mandato gli sceicchi nel pallone? Pagano qualsiasi cifra per qualsiasi giocatore, praticamente la Provvidenza scesa ad accarezzare i bilanci delle nostre società. Milinkovic frutterà una quarantina di milioni a Lotito e alla Lazio. Gli arabi si prenderanno Pogba, autentico flop per la Juventus. Che potrà così disfarsi di un contratto fin troppo oneroso. Insomma gli sceicchi, che pagano qualsiasi cifra a giocatori e squadre di provenienza, stanno risolvendo un bel po’ di problemi ai club italiani. Praticamente è come portare i gioielli di famiglia al Banco dei Pegni. Ma senza alcun rimpianto: tutti felici, ricchi e contenti….
Ultimi in partenza Sergej Milinkovic e Paul Pogba. Pacchi in partenza per l’Arabia Saudita: Milinkovic per l’Al-Hilal, Pogba all’Al-Ittihad. Club entrambi di Riad. Per Milink
Dopo il Milan in Champions vincono anche Juventus e Roma in Europa League e la Fiorentina in Conference League. La Juventus ringrazia ancora Di Maria, decisivo contro il Friburgo. Mentre Di Maria si vuole trattare per potrebbe fare un contratto per un altro anno, con Pogba si spera di tagliare definitivamente i ponti. Il francese non convocato per motivi disciplinari, la sua avventura di ritorno a Torino è stata un completo fallimento e forse l’unica soluzione resta il divorzio a fine stagione. Intanto però c’è di nuovo preoccupazione per Chiesa, alle prese con l’ennesimo infortunio. La Roma di Mourinho invece batte la Real Sociedad con i gol di El Shaarawy e Kumbulla, davanti al solito pubblico che riempie l’Olimpico ed è ormai uno spettacolo nello spettacolo. Vince anche la Fiorentina: Barak ha cominciato a fare gol e non si ferma più. L’unica delusione di questa settimana lo scivolone della Lazio di Sarri che si è fatta sconfiggere in casa.
Si va sulle ali di un vento fresco che porta le squadre italiane (forse) lontano. Dopo il Milan acchiappa qualificazione con un golletto in Champions League, un giovedì di festa i
Wijnaldum, De Ketelaere, Di Maria, Pogba e tanti altri: anche quest’anno in tutti gli affari di calcio mercato riguardanti gli stranieri arrivati in Italia è entrato il famigerato Decreto Crescita. Un sostanzioso taglio all’aliquota Irpef che consente ai giocatori di guadagnare tanto senza che le società debbano pagare per intero il lordo che va versato ai calciatori italiani e a tutti quelli che non rientrano nella facilitazione fiscale. Anche Ronaldo beneficiò di clamorosi vantaggi fiscali per il suo maxi stipendio da 30 milioni netti all’anno. Giusto, non giusto? Certo che non lo è, è uno spudorato favore a chi è più ricco, sperando che qualche briciola del giro economico ricada sui più poveri. Cercate di non pensarci quando dovrete compilare il 730, scoprendo che dovrete pagare, in percentuale, più tasse di Ibrahimovic o Wijnaldum…
Notizie sparse, in tempi di calciomercato, di dibattito a colpi di centesimi e zerovirgola sul “cuneo fiscale” e di 730… Georginio Wijnaldum, fortissimo centrocampist
Sta nascendo una grande Juventus o siamo alle solite? Il caso Pogba divide, tutto o niente, o la va o lo spacca: vale per il francese, ma vale anche e soprattutto per la Juventus stessa. Con Pogba che resiste ad alti livelli, Bremer (ma al posto di De Ligt…), Di Maria, Paredes e il miglior Mertens, e/o Muriel, e/o Kostic sarebbe addirittura una Juventus invidiabile e sicuramente grande protagonista, viceversa se tutta l’operazione rilancio si inceppasse tra le mille variabili possibili, i bianconeri rischiano di ricadere negli affanni e nelle tensioni degli ultimi due anni. E fare un altro grande favore a Milano…
O la va o lo spacca. Il caso Pogba divide, e comunque sconcerta. Si va dall’ “audace colpo” a “l’hanno preso rotto”. E dunque, per dirla brutalmente, una “sòla&#
Di Maria, Pogba e chissà chi altro (magari Zaniolo?): è una Juventus che si sta rivoluzionando. Pare su indicazione diretta di Allegri che si è scocciato di perdere e fare brutte figure per cui vuole un “instant team”, cioè una squadra capace di vincere subito e colmare nel più breve tempo possibile la differenza con Milan e Inter. Agnelli, Allegri, Arrivabene e Cherubini stanno rivoltando ancora una volta la Juve. Ma questa rivoluzione ha un senso, un progetto oppure è soltanto un saltare da un’occasione all’altra, un mettere insieme gli affari migliori che capitano, i parametri zero, per poi cercare di liberarsi di tutte le zavorre possibili e cercare ancora qualche altro colpo? In sintesi, è possibile rimediare in poco tempo a tutti gli errori di questi anni o nel tentativo di cambiare tutto si rischia addirittura di combinare altri guai?
Instant Team. Significa fare una squadra che non ha bisogno di una lunga gestazione e che nasce già pronta per vincere subito. La Juventus di oggi, quella di Di Maria e Pogba, nas
L’affare Dybala tra la Juventus e l’Inter, dietro le quinte l’operato del famelico procuratore Jorge Antun, che dal business vuole ricavare 10 milioni di commissione. Il problema dei procuratori che tengono in ostaggio il calcio è ormai esploso a livello globale. Il presidente della Salernitana ha rotto col ds Sabatini per non pagare al procuratore di Coulibaly una commissione superiore all’aumento di ingaggio. Commisso si è scontrato con il procuratore di Vlahovic che per la mediazione ha preso dieci milioni dalla Juve, per Haaland al City sono stati pagati 30 milioni ai suoi procuratori. Gli agenti ormai sono un monopolio, gestiscono il calciomercato, fanno il doppio gioco nella stessa trattativa. Nel 2021 i club di Serie A hanno pagato 174 milioni di commissioni, con la Juve in testa. In arrivo dal prossimo anno un nuovo regolamento Fifa che dovrebbe limitare lo strapotere dei procuratori, che ormai si stanno arricchendo più di tutti e condizionano pesantemente il calciomercato. Ma risolverà davvero il problema?
Lukaku, Dybala, Pogba, Di Maria ma anche Coulibaly (Lassana, della Salernitana). Esiste ormai un caso conclamato “procuratori”. Lo è da anni, ma il problema si trascina avanti
Lukaku all’Inter e Pogba alla Juventus, il calcio italiano si sta specializzando nell’arte del riciclo. Affari straordinari, certo, ma il contraltare è anche un mercato che sta trasformando la Serie A in un cimitero di elefanti, si inseguono i vecchi campioni e i colpi a effetto. Ma la sostanza? La Serie A ormai investe poco e male sui giovani (Nazionale docet), lo fa unicamente per fare business, e non è in grado di competere con i grandi club internazionali. La misura della qualità del nostro calcio è data dalle vittorie internazionali e dal ranking, tutto il resto è fumo negli occhi. Insomma non tutto il calciomercato è oro che luccica, anzi…
Lukaku all’ Inter e Pogba alla Juventus. I grandi club italiani si stanno specializzando nel riciclo spettacolare, nei ritorni a sorpresa, nei colpi scena con i campioni in decli
Addio a Mino Raiola, l’uomo che ha incarnato l’evoluzione del mestiere di procuratore. Da semplice mediatore a manager di potere, spregiudicato nelle trattative, aggressivo, determinante, discusso, capace di spostare a suo piacimento i principali campioni – da Pogba a Ibrahimovic, da Bergkamp ad Haaland – secondo la convenienza sua e dei suoi assistiti. Era una superstar, al pari dei suoi stessi calciatori. Con Raiola si è arrivati all’industrializzazione delle scuderie dei calciatori, fino a diventare un caso per tutto il calcio internazionale. Secondo Forbes era arrivato a guadagnare 85 milioni di euro in mediazioni in un solo anno. E il prestigioso Financial Times gli dedicò un reportage lunghissimo sul suo magazine. Oltre tre miliardi negli ultimi dieci anni finiti nelle casseforti delle grandi agenzie, I grandi procuratori oggi inghiottono una quota eccessiva della ricchezza globale del calcio. Raiola era il calciomercato fatto persona. Con tutto quello di discutibile che c’è intorno…
DA CAMERIERE A SUPERSTAR DEL CALCIOMERCATO Era il calciomercato fatto persona. E’ morto all’ospedale San Raffaele di Milano, Mino Raiola, uno dei più potenti, ricchi e sicuram