Il dogma del Falso Nueve: ne ha ammazzati di più Guardiola…
Il “Falso Nueve”: da Borghi a Messi…
Ne ha ammazzati più il “Falso Nueve” del centravanti più scarso e più pippa del mondo. Ne cito uno così, non a caso, in realtà non un vero centravanti: l’argentino Claudio Borghi, di cui negli anni 80 si innamorano Berlusconi e Sacchi, proprio perché attaccante assai atipico, per poi scoprire che era impresentabile al calcio italiano. E rtispedirlo in Argentina. Questo parecchi anni prima del fenomeno Barcellona e di Guardiola…
Ecco trasportato il concetto di “Falso Nueve” avanti e indietro nel tempo possiamo comprendere come il calcio sia una terra di scoperta straordinaria, più o meno come il Meraviglioso Mondo del Mago di Oz, e ci si ritrovi a maneggiare sempre le stes. Il problema del “Falso Nueve”, per quanto esclusivamente tecnico e formale, è che puoi farlo proprio con nessuno in mezzo all’area, con Messi che è stato il miglior giocatore al mondo (dopo Maradona), oppure con Claudio Borghi, che al contrario è stato il più pippa del mondo. La discussione è lunghissima ma stringi, stringi, alla fine, è tutta qui. Dipende tutto dall’idea o da chi interpreta quell’idea?
Il “Falso Nueve”: tutto cominciò con Guardiola e Messi
Detto questo la leggenda del “Falso Nueve” ha un creatore che tutto questo ha plasmato dal fango inerte. Dando vita e concretezza a un concetto, che col tempo è diventato non solo un metodo di gioco, ma un Walalla del football che infiniti altri hanno cercato di ricreare nel proprio (misero) orticello. E senza avere gli stessi fantastici protagonisti. Pensando appunto che bastasse l’idea.,,
Il termine “Falso Nueve” infatti è diventato sinonimo di una rivoluzione tattica che ha ridefinito il ruolo del centravanti nel calcio moderno. Popolarizzato da Pep Guardiola durante il suo periodo al Barcellona (2008-2012), questo approccio è stato adottato e imitato in tutto il mondo, con alterne fortune. Ma cosa significa realmente “Falso Nueve” e quali sono le sue origini, i suoi sviluppi e le implicazioni tattiche?
Origini storiche del “Falso Nueve”
Sebbene Pep Guardiola sia considerato l’artefice principale del “Falso Nueve” moderno, le sue radici storiche risalgono a molto tempo prima. Tra i precursori si possono annoverare:
- Matthias Sindelar: L’attaccante del celebre Wunderteam austriaco degli anni ’30, che si ritirava spesso a centrocampo per creare spazi.
- Nándor Hidegkuti: Protagonista dell’Ungheria degli anni ’50, il quale interpretava un ruolo simile nell’ambito del sistema a “WM”. Allora si diceva “centravanti arretrato”.
Questi esempi dimostrano che l’idea di un attaccante che si discosta dalla sua posizione canonica per creare superiorità numerica non è nuova, ma Guardiola ha portato il concetto a un livello superiore.
Un’altra influenza significativa è stata l’impatto della cultura calcistica argentina, con la figura dell’ “enganche” – quello che sarebbe il 10 come lo abbiamo interpretato noi in varie epoche del football- che rappresenta una sorta di precursore del ruolo. Giocatori come Alfredo Di Stefano e Diego Maradona hanno ispirato intere generazioni, preparando il terreno per l’evoluzione del “Falso Nueve”.
Guardiola e il “Falso Nueve”
Il contributo di Guardiola è stato cruciale per il “Falso Nueve”. Nel maggio 2009, durante un Clasico contro il Real Madrid, Guardiola decise di schierare Lionel Messi come “Falso Nueve”. L’argentino, anziché rimanere in area, arretrava per ricevere palla e combinare con i centrocampisti, attirando su di sé i difensori centrali e creando spazi per gli inserimenti di giocatori come Xavi, Iniesta e gli esterni offensivi. Per quanto Guardiola, come poi rivelato, ci avesse ragionato a lungo, non ci fu una grande preparazione se non un colloquio di una mezzora la sera prima della match al centro sportivo del Barcellona.
Questa mossa si rivelò devastante e segnò una svolta tattica nel calcio europeo. Guardiola stesso ha spiegato: “Non volevo che i difensori centrali avversari avessero un riferimento fisso. Messi giocando più arretrato creava superiorità numerica a centrocampo e rendeva il nostro possesso irresistibile”.
Anche Lionel Messi ha raccontato l’origine di questa scelta in un’intervista: “Pep mi mostrò dei video e disse che voleva provare qualcosa di diverso, schierarmi come centravanti atipico per controllare meglio il gioco e dominare gli spazi”.
Inizialmente lo stesso Messi non ne era convintissimo, per poi comprendere invece che Guardiola gli aveva dato carta bianca assoluta e gli consentiva di spaziare in qualunque parte del campo. Senza necessariamente occupare la posizione di attaccante d’area. Più che Messi erano gli altri che dovevano adattarsi al nuovo gioco e far sì che Messi trovasse e avesse gli spazi per alzare la qualità e aumentare l’efficacia dei suoi colpi. E fu la sua fortuna, perché Messi aveva tecnica, intuito e fantasia tali da trovare in breve tempo il paradiso del football.
Le implicazioni tattiche del “Falso Nueve”
E’ chiaro così che passando da una impostazione convenzionale a un’altra fortemente diversa, la rivoluzione non si fa con uno schiocco di dita. Il “Falso Nueve” comporta numerose implicazioni tattiche che richiedono una squadra altamente organizzata e tecnicamente dotata:
- Creazione di spazi: L’arretramento dell’attaccante centrale attira i difensori fuori posizione, aprendo spazi per gli esterni e i centrocampisti.
- Superiorità numerica a centrocampo: Con il “Falso Nueve” si aggiunge un uomo in più nella costruzione del gioco.
- Dinamismo offensivo: La mobilità dell’attaccante rende la manovra meno prevedibile.
Tuttavia, il sistema non è esente da critiche. Come affermato da José Mourinho: “Il Falso Nueve funziona solo se hai giocatori eccezionali, altrimenti diventa un sistema sterile”.
Da lì in poi abbiamo avuto infinite imitazioni e variazioni sul tema. Un po’ ovunque. Un esempio singolare è la ricreazione in piccolo formato dell’idea nel Napoli di Sarri (2015-2018). Dries Mertens, è un piccolo clone simil Messi, e pur essendo un esterno arriva a fare il centravanti per problemi di organico. Veniva spesso descritto come “Falso Nueve”, ma in realtà si avvicinava più a un centravanti tradizionale, con movimenti verticali e finalizzazioni dirette.
Falso Nueve, imitazioni e evoluzioni in Europa
Dopo i successi del Barcellona, molte squadre hanno cercato di adottare il “Falso Nueve”, con risultat abbastanza alternati. Facciamo un paio di esempi concreti, inerenti strettamente al mondo collegato al calcio spagnolo e a Guardiola e un paio anche al nostro calcio:
- Spagna 2012: La Nazionale spagnola allenata da Vicente del Bosque vinse l’Europeo utilizzando Cesc Fàbregas come “Falso Nueve“.
- Manchester City: Guardiola ha riproposto il sistema al City, utilizzando giocatori come Kevin De Bruyne e Phil Foden in quel ruolo.
- Italia: Alcuni allenatori italiani, come Roberto Mancini, hanno sperimentato varianti del sistema, con interpreti come Lorenzo Insigne.
- Roma: Totti nella Roma di Spalletti porta la maglia numero 10 ma di fatto è un centravanti molto anomalo libero di spaziare su tutto lo spettro d’attacco. Curiosamente, Totti “Falso Nueve” precede di qualche tempo Messi e il Barcellona.
Non mancano polemiche, in quella che molti definiscono moda, all’interno del fenomeno del guardiolismo. Ossia la tentata clonazione altrove e con altri interpreti del calcio di Guardiola.. Alcuni tecnici, come Diego Simeone, hanno sottolineato che “un attacco senza una punta classica può mancare di incisività contro difese fisiche”. La situazione del Barcellona era estremamente particolare e assolutamente messicentrica, Ibrahimovic (2009-2010) non vi si adattò mai ed ebbe anche durissimi scontri sotto questo profilo con Guardiola,
Il “Falso Nueve” è ancora attuale?
Il “Falso Nueve” è un concetto assai variabile nel tempo. Se altri ne hanno fatto un obiettivo, lo stesso Guardiola non ne ha fatto un dogma e forse oggi non direbbe più che “il nostro centravanti è lo spazio”. Poteva valere 15 e passa anni fa, e con una squadra straordinariamente anomala e ad altissima concentrazione di fenomeni, vale molto meno oggi. Guardiola un centravanti vero e pure grosso ce l’ha eccome – vedi Haaland – e la crisi del City rimette in discussione assolutamente tutto. Dalla stessa struttura finanziaria di un club di football al problema di dove metto o cosa faccio fare al centravanti.
Insomma il “Falso Nueve” continua a essere un tema di discussione nel calcio moderno. Se da un lato richiede interpreti di altissimo livello, dall’altro ha dimostrato di poter rivoluzionare il gioco e aprire nuove possibilità tattiche.
L’eredità di Guardiola e del Barcellona resta indelebile, ma il “Falso Nueve” è destinato a evolversi ulteriormente, spinto dalla creatività degli allenatori e dalle capacità dei giocatori. La realtà comunque è che mentre si assiste sempre alla difficoltà di imporsi del numero 10, il ruolo del centravanti grande e grosso in mezzo all’area o comunque da quelle parti vive e lotta ancora insieme a noi.
IL “FALSO NUEVE” NON E’ UN DOGMA
Possiamo continuare a discutere all’infinito se sia nato prima il gioco (l’idea) o la gallina (il campione) ma parlando di Vlahovic, Motta e dintorni, o anche di Morata e il Milan e via così, ci si rende conto che, chiunque sia nato prima, l’idea dovrebbe adattarsi ai giocatori e non viceversa. Se un dogma assoluto nel calcio deve esistere è che la differenza la fanno i campioni. Se hai Messi gli dai carta bianca nell’intero campo, se hai Boninsegna, Ronaldo il Fenomeno o Ronaldo CR7 cercherai il gol in maniera più diretta e senza tanti schematismi.
Il problema è che con Guardiola il “falso nueve” è diventato una religione, un dogma a sua volta. Per poi scoprire che se non hai i campioni, andrai comunque a sbattere.
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Vabbe ma con Messi puoi fare il falso2, ilfalso3, ilfalso4…etc. Solo il falso1 non puoi fare😄
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Il falso nueve a me pare un falso problema. Nel senso che, come dice Mourinho, è una risorsa solo se hai giocatori eccellenti, che eccellerebbero comunque. PIù interessante è la posizione di Guardiola per il quale il falso nueve serve ad evitare punti di riferimento fisici ai centrali avversari. Ma anche lì, la scelta ideologica fu smentita dall’acquisto di un vero nueve Ibra, che non ebbe mai successo. Se hai Messi (ma anche un Totti o anche Mertens, gran bel giocatore) hai uno che risale sulla trequarti, spazia dappertutto, crea spazi, e soprattutto ha la tecnica adeguata per essere efficace. Dunque, rimane una discussione accademica. Chi imposta un attacco sul falso nueve sbaglia a priori, come tutti i fanatici di un sistema o un altro. IL 3-5-2 è un sistema che adottano in tanti, se poi vai a vedere quello di Conte e diversissimo da quello di Inzaghi. Bravo è comunque che sa tirar fuori il meglio dalle caratteristiche dei suoi uomini, li posiziona secondo talento e capacità, e li migliora tecnicamente e tatticamente. Quanto a Borghi del Milan, Bocca permetta una correzione: Berlusconi ne era innamorato, vero, ma Sacchi non lo poteva proprio vedere.