La Lazio del Sor Lotito, il protogenitore degli influencer. Altro che Ferragni…
Il Sor Claudio Lotito, senatore forzista e presidente della Lazio, uomo per tutte le stagioni e latinista, lobbista e manovratore di anime le più svariate. Qualcuno gli ha appioppato il soprannome di “Lotutto” e mi pare azzeccatissimo.
Inutile che ci giriamo intorno e facciamo dei panegirici su Baroni e Nuno Tavares, dietro il boom della Lazio c’è lui: il Sor Claudio (Lotito), romanissimo di Ciampino, cresciuto nel reatino, sposato con Cristina Mezzaroma che è un nome tutto un programma, rientrato a Roma per cavalcare l’onda del generone romano come lo chiama Dagospia. Uno che oggi si contende il titolo nobiliare col Sor Claudio dell’altra sponda del Tevere, il Sor Claudio (Ranieri) di Testaccio.
Se la Lazio sta lì sopra, addirittura in cima all’Europa League e nelle prime posizioni della classifica di Serie A, se dà dei punti non solo alla Roma americana ma persino alla Juventus degli Elkann e al Milan americano altrettanto, il merito è tutto suo che ha brevettato un metodo iperegocentrico di stare nel calcio.
Arrivato 20 anni fa a salvare la Lazio dalla viragine finanziaria di Cragnotti, l’ha risanata non senza qualche opportuno e auspicato favore politico – il debito col fisco rateizzato in 20 anni – e l’ha gestita a modo suo. Molto alla romana, con le mani bene in tasca a controllare che non ne saltasse fuori nemmeno un euro in più e affidandosi a manager e allenatori – vedi Tare e vedi Inzaghi – che ha tenuto stretti al guinzaglio da vero padre padrone.
Attività, quella del calcio, in cui ha preso talmente gusto, e trovato convenienza, da prendersi anche la Salernitana che ha posseduto e guidato per 9 anni. Fin quando le norme della Federcalcio gli hanno imposto la cessione essendo stata la Salernitana promossa in Serie A e dunque trovandosi in situazione di assoluta incompatibilità.
Da lì la sua forte inimicizia con l’attuale presidente della Federcalcio Gravina. Da cui è nata una faida politica tutt’ora in corso. Lotito ovviamente mette i bastoni tra le ruote per la rielezione di Gravina e regolarmente riesce pure a far saltare i piani dei grandi club (Juventus, Inter, Milan etc) sulla Lega di Serie A. Uno dei suoi più fedeli alleati è Aurelio De Laurentiis, che infatti non poco come personaggio gli somiglia. Non a caso Max Giusti con la Gialappa’s di due presidenti fa l’imitazione: De Laurentiis e Lotito.
Arrivato al calcio un po’ per caso e tirato per la giacchetta Lotito è diventato una colonna del potere (o contropotere) politico del football stesso. Al di là delle simpatie o antipatie per il personaggio – Lotito è stato contestato a lungo dai suoi stessi tifosi e ha vissuto a lungo sotto scorta – in vent’anni la Lazio è stata risanata e ha ottenuto comunque dei risultati non straordinari ma in tempi in cui dominavano i grandi club espressione di grandi gruppi industriali o stranieri è stato comunque tantissimo.
Lotito è uomo da scelte non consuete, non sente consigli, delega ma alla fine l’ultima parola è la sua. Se c’è da comprare Castellanos o la cancelleria della segreteria laziale decide lui. Nella Lazio non esistono figure di grande spicco, che possano oscurarne l’immagine, stanno tutti un passo meglio due dietro.
La gestione di imprese di pulizie, catering e vigilanza non gli avrebbero mai dato la popolarità e l’influenza – Lotito è un influencer della prima ora, che precede di parecchio Ferragni & C – che gli ha dato il calcio.
“Il pallone è per tutti, il calcio è per pochi”, “Io sono come Gesù Cristo che ha cacciato i mercanti dal tempo”, “Pecunia non olet”, “Hic manebimus optime”: il citazionismo di Lotito, uno slang a metà tra il romanesco e il latino, è diventato un genere letterario. Lotito è uno dei tanti interpreti dell’ “io so’ io…” romano e piacione. Presenzialista e accaparratore di microfoni e telecamere.
Iperegocentrico, si diceva, iperprotagonista, iperpresenzialista, iper”ches’enventamo oggi?”. La sua ultima frontiera è la riesumazione dello Stadio Flaminio, a Roma e lì trasferire la casa della Lazio. Praticamente a due passi da Piazza del Popolo, ancor più in centro rispetto allo stadio Olimpico da abbandonare. Con lo stadio Flaminio rimesso a nuovo vuol dare un altro schiaffo alla Roma, che di stadio parla da 20 anni senza che mai si sia visto metter su un mattone.
Difficile che possa cedere la Lazio perché è stata ed è il suo trampolino di lancio verso quel potere di “uomo che conta e comanda” cui tiene più di ogni altro. Faccia il presidente della Lazio e pretenda di muovere le leve della Federcalcio o della Lega di Serie A, o ancora faccia il politico che intreccia rapporti e tesse gli interessi del calcio al Senato.
Lotito non è un riflesso della Lazio è la Lazio, a 124 anni di età, che è diventata un riflesso di Lotito. Purtroppo? Beh, un giorno o l’altro bisognerà farsene una ragione.
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Domenica 8 dicembre 2024
Sabato 7 dicembre 2024
[…] che fischiano. Thiago Motta così si gioca la panchina *** Venerdì 13 dicembre 2024 La Lazio del Sor Lotito, antesignano influencer alla Ferragni Dietro il boom della Lazio non solo Baroni o Nuno Tavares, ma soprattutto Claudio Lotito, […]
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eppure Lotito è un personaggio molto interessante nel mondo del calcio e non solo. Ci sarebbe molto da dire e dibattere, ma si preferisce parlare di Var e miserie assortite.
Torno dopo qualche mese e vedo che finalmente la pubblicita’ e’ meno invadente.
La stessa cosa non posso dire del Sor Lotito, ma lascio agli amici laziali ogni commento.
OT — Lotito mi perdonerà .
Voi non so.
Un sabato qualunque il bloooog propone di ogni:
Una reprimenda a Bocca in quanto permette si scriva oltre certi limiti.
Anche però la segnalazione di canzoni indimenticabili, ahimè, alcune a me sconosciute.
Un invito da cogliere, almeno così mi fa comodo avere inteso.
…
Ci giocavamo a chiamarlo calcio champagne il nostro dei tornei notturni, senza averlo mai bevuto lo champagne.
Ma erano gli anni ‘60 ed eravamo giovani; i Beatles gli eroi. Mi illanguidiva Strawberry Fields Forever: forse i campi ed i campetti, le fragole stampate sulle mini delle ragazze, di sicuro il forever aiutava sognare.
In quelle estati l’ epoca dei tornei, sei o sette giocatori; si giocava per i bar di città , per questo o quel paese di provincia. Ci pagavano anche. Cinquemila a partita: uno stipendio di lavoro più che dignitoso arrivava a centomila lire che io ricordi.
Un paese a vocazione agricola, fragole, la coltivazione principale aiutava l’ accostamento ai Fabolous Four e certo non sapevamo che il titolo della canzone riprendeva il nome di un orfanotrofio di Liverpool.
Poi il tempo è passato e quando ci siamo ritrovati una sera d’ estate di festa, la combriccola ha scoperto che le fragole esaltano il gusto dello champagne… lo dice Richard Gere in Pretty Woman ha segnalato la padrona di casa; azz a saperlo prima: sono partite le menzogne a sostenere quanto eravamo bravi. Certo pure la canzone Nothing is Real ci ha aiutato.
Così Vipe prova qui edulcorare certi toni e ricordare che almeno cento rigori a favore non mi sono stati fischiati.
Buona sedicesima giornata a tutti.
Caro Vipe, sempre grazie per i tuoi bozzetti vercellesi di calcio minore. Ma una cosa me la devi spiegare: tu giocavi più per rinverdire le glorie dei grandi campioni del passato dalle gloriose bianche casacche, Ara, Rosetta, Piola, ecc. o piuttosto per trovare modo di infrascarti con le tue giovani fan colpite dalle tue prodezze pedatorie? Toglimi questo grave dubbio che mi tormenta da tempo.
Agli inizi degli anni 2000 una signora ottantenne circa mi raccontava di quando bambina ammirava il suo parente Rosetta giocatore della Juve.
Di Piola ho l’ autografo sul retro di una foto, io calciatore allievi Scuole Cristiane: veniva a osservarci al campo Bozino, anni 59/60; nessuno dei miei compagni l’ ha riconosciuto.
Gentile con l’ autografo ma non l’ ho impressionato oltre.
Nell’ età matura ho saputo cose che meglio era avessi saputo prima.
Tutti i miei coetanei calciatori avevano gli scarpini bullonati e la fidanzatina due anni prima di me. Tutti i miei coetanei hanno smesso con il calcio (serio-?) giocato prima dei 30 anni.
Io ho giocato fino a 40 anni ( non so se mi sono spiegato ).
Ciao Vipe, nel breve racconto del tuo piccolo universo piemontese, il tempo possiede una sua bellezza semplice ma preziosa.
Non c’è dramma, non c’è clamore: solo il flusso pacato dei ricordi.
Per trasformare la nostalgia in dolcezza ci vuole garbo.
Un ingrediente così raro da sembrare sofisticato.
LOTITUM FACTOTUM
Il “Flaminio Day” scocca di venerdì 13, il Senatore sfida ogni scaramanzia per presentare in Comune lo studio di pre-fattibilità per la ristrutturazione dello Stadio Flaminio (oltre 200 pagine). Si schierano le squadre: S.S. Lazio (pres. Lotito-avv. Gentile-arch. Nervi) vs Roma Capitale (Gualtieri-Onorato-Zevi-Patanè-Veloccia). Apparente soddisfazione da ambo le parti, il progetto “Roma Nuoto” rischia di affogare in un bicchiere d’acqua. D’altra parte non dovrebbe esserci storia tra un progetto da oltre 400M e uno da 75M, tra uno stadio per 50.000 spettatori e uno per 7.000 spettatori, tra la tradizione pluriennale di uno stadio di calcio e la trovata di un “fritto misto” che riunisce in un unico impianto una piscina olimpionica, 4 campi da padel, una pista per hockey su ghiaccio, ci mancano solo un poligono per il tiro al piccione e un circuito per i go-kart. Voi che ne pensate?
…che se il tiro al piccione lo si potesse fare con l’aquila della Lazio il progetto avrebbe gia’ vinto! :-))
Battute a parte vorrei ricordare a chi non e’ di Roma che il Flaminio -antisignano di progetti simili molto posteriori – era la base di palestre di molti altri sport 7 giorni su 7, compreso tra gli altri il Club Scherma Roma dove potevi incontrare Nostini (presidente) e Maffei (istruttore) oltre a 3/4 delle varie nazionali italiane che vincevano di tutto…