La Roma e i Trump de Noantri
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Aiuto, qui non bastano più gli allenatori. Anche la Lazio ha divorziato dal sergente Hartman Tudor, che aveva preso il posto di Sarri meno di tre mesi fa. A conti fatti hanno cambiato o cambiano Milan (da Pioli a Fonseca), Juventus (da Allegri a Thiago Motta), Napoli (da Cardona a Conte), Bologna (da Thiago Motta a Italiano), Fiorentina (da Italiano a Palladino), Torino (da Juric a Vanoli), e poi ancora Lazio, Cagliari, Monza, Verona, Venezia. Insomma più di mezza Serie A, praticamente un’epidemia in panchina. Conclusioni? Tutti avevano sbagliato allenatore e ora ricominciano tutto da capo
Da Sarri a Tudor con uno schiocco di dita, e ora da Tudor a non si sa chi, con un altro schiocco, perché non è che a ogni schiocco saltino fuori conigli dal cilindro. Ora salta f
Claudio Lotito, presidente narciso ed egocentrico, convinto di essere l’uomo che conta di più e che manovra le leve del calcio italiano, senatore di Forza Italia che cura gli interessi del pallone italiano in Parlamento ancora una volta è finito nel mirino dei suoi stessi tifosi. Lotito si esibisce tronfiamente con l’aquila della Lazio al braccio, ma poi quelli che dovrebbero sostenerlo lo contestano sonoramente, rimproverandogli da anni una squadra modesta. E se lo leverebbero volentieri di torno…
LOTITO E DE LAURENTIIS GIUDICATI PER I RISULTATI DI LAZIO E NAPOLI Chiunque abbia a che fare con il calcio, e in particolare i presidenti di club che lo gestiscono, rende conto ai
Maurizio Sarri si è dimesso dalla Lazio. Un grande gesto di signorilità e correttezza, in quanto ormai incapace di riprendere una squadra che sta precipitando. Sarri toglie dall’imbarazzo il presidente Lotito che probabilmente non lo avrebbe licenziato per non rimetterci dei soldi, così il conto lo paga per intero l’allenatore toscano. La sua parabola è la stessa identica di quella di Mourinho nella Capitale, arrivò come risposta della Lazio alla Roma che aveva ingaggiato tre anni fa lo Special One, se ne va poche settimane dopo il licenziamento in tronco del portoghese. E ora Lotito sta cercando il De Rossi della Lazio. Insomma vite parallele…
LAZIO E SARRI, IL COLPO DI TEATRO DELLE DIMISSIONI Qui Lazio: tutto come ieri (CLICCA QUI), solo con una notizia fondamentale in più, che si poteva anche immaginare: non lo hanno
La Lazio ko all’Olimpico anche con l’Udinese manda in crisi se stessa e soprattutto Maurizio Sarri, tradito dal suo calcio integralista. Di sicuro è già finito il Sarrismo come movimento e idea di un calcio migliore e moderno. La Lazio è precipitata dal secondo posto dello scorso anno al nono di questa stagione. Dopo Napoli, Sarri ha perso il tocco e l’ispirazione, con la Juventus e il Chelsea, nonostante le vittorie, durò appena un anno, con la Lazio è arrivato addirittura a tre ma il rapporto è ormai logoro e la sopportazione reciproca esaurita. Lotito potrebbe prendere esempio da Friedkin che ha silurato Mourinho, che ha avuto la stessa parabola di Sarri nella Capitale. A giugno sicuramente Sarri lascerà la Lazio, si tratta solo di capire (si fa il nome di Tudor) se non sia il caso di darci un taglio fin da subito. Per non continuare a soffrire…
Maurizio Sarri si è dimesso dalla Lazio il giorno dopo la sconfitta all’Olimpico con l’Udinese. Sarri ha preso in contropiede il presidente Lotito e la stessa società
All’Olimpico è il festival del cartellino rosso. Il Milan batte la Lazio 1-0 con un gol di Okafor, ma l’arbitro Di Bello espelle tre giocatori della Lazio (Pellegrini, Marusic, Guendouzi). Il presidente Lotito attacca ferocemente: “E’ una sconfitta forzata. Il sistema non è affidabile, farò i passi che devono essere fatti, serve l’intervento di terzi”. Insomma, oggettivamente parlando, l’arbitro Di Bello ha fatto davvero un gran “casino”. Intanto sulla panchina del Milan si è visto Ibrahimovic, di fatto il boss Gerry Cardinale ha messo Pioli sotto tutela e osservazione.
LAZIO – MILAN E I TRE ESPULSI BIANCOCELESTI Tre espulsi valgono bene un “ce penso io”. Versione romana, sia pure un po’ ridotta, del berlusconiano “ghe pensi mi”.
Il calcio modello De Laurentiis e Lotito, ovvero “io sono io…” Napoli e Lazio, e cioè le prime due squadre dell’ultimo campionato, hanno fatto poco e niente sul mercato, se non venduto giocatori molto importanti come Kim e Milinkovic Savic. E altri ancora potrebbero andar via. Per gli acquisti si vedrà, si può sempre inventare qualcosa. De Laurentiis e Lotito sono entrati nel calcio entrambi nel 2004, fino a pochi anni fa erano considerati dei parvenu che poco o nulla sapevano di football. Entrambi si sono disfatti adesso dei lori direttori sportivi e nella sostanza si occupano di tutto loro. Sono l’opposto del calcio finanza, davanti a tanti presidenti irraggiungibili e invisibili, loro sono ancora quelli che al calcio chiedono visibilità e prestigio personale. Insomma, che piaccia o meno, fanno tutto loro, almeno apparentemente e oggi sono diventati addirittura un modello, anche se molto, molto sui generis. Un modello per chi soldi ne ha, ma fino a un certo punto…
Le prime due squadre dell’ultimo campionato – Napoli e Lazio – hanno fatto pochissimo sul mercato. Venduto più che comprato. Il Napoli ha perso Kim, la Lazio addirit
Fermi tutti, lo scandalo plusvalenze arriva a un’altra clamorosa svolta. Non c’è solo la Juventus, ci sono anche al momento Roma e Lazio prese di mira dalle procure della Capitale e di Tivoli. L’americano Dan Friedkin e il senatore Claudio Lotito finiscono nella bufera. E soprattutto fra i principali indagati di una lunga lista di dirigenti sospettati di aver manomesso le valutazioni sul calciomercato della compravendita di parecchi calciatori: Luca Pellegrini, Spinazzola, Akpa Akpro e via così. Il reato è quello delle false comunicazioni sociali. La Juventus è stata letteralmente sconvolta dalla storia delle plusvalenze, ha pagato con un pesantissimo -15 in classifica ed è in attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta penale e di quella sportiva. Cosa succederà adesso a Roma e Lazio? Useranno lo stesso pugno di ferro usato con la Juventus? Di certo la giustizia, penale e sportiva, deve essere una e i criteri per la sanzione delle irregolarità gli stessi. Prepariamoci a un’estate bollente. E al caos più totale…
Non ci bastasse quello tradizionale, adesso abbiamo anche un pirotecnico derby romano delle plusvalenze, Roma e Lazio all’ultimo affare di mercato abilmente gonfiato a proprio co
Che figura alla Lega di Serie A, si schianta al voto la candidatura di Carlo Bonomi, il presidente di Confindustria che doveva conquistare una delle più ambite poltrone di potere del calcio. Portato da Inter, Milan, Juventus e altri era il candidato giusto per un’operazione spudorata, andare a chiedere soldi a Draghi e al governo per interventi a favore di un calcio alla canna del gas. Ma che continua ancora a spendere cifre folli sul mercato, a ingaggiare giocatori per decine e decine di milioni, a pagare stipendi poi ingestibili a grandi campioni ma soprattutto a solenni scarponi fuori rosa e fare giochi proibiti con le plusvalenze. L’ostilità di Lotito & C, provoca il flop dell’assemblea dei presidenti: un solo voto per Bonomi. Che torna a casa come Carlo Martello nella canzone di De André e Villaggio…
Eravamo già pronti. Carlo Bonomi, il presidente della Confindustria, anche presidente della Lega di Serie A. Ohibò, addirittura. E’ vero che la Lega di Serie A è da sempre chi
Il presidente della Lazio Lotito contestato dai tifosi. Gli ultras infuriati col presidente perché non investe nella squadra, non spende, non compra giocatori e forse ha già abbandonato Sarri a se stesso. Che prima doveva rinnovare anticipatamente il contratto con la squadra che ha scelto per rilanciarsi dopo la scottatura con la Juve e adesso magari ci sta già ripensando. Lotito ha molte cose per la testa oltre la Lazio e forse Sarri è stato preso solo per mettere l’etichetta dello Champagne su una bottiglia del vino dei Castelli.
Ha la pelle troppo dura Claudio Lotito per farsi spaventare da una contestazione di qualche ultras, nostalgico di Sergio Cragnotti. Che, detto per inciso, portò la Lazio allo scud