Calciomercato: Dzeko alla Fiorentina, Modric al Milan, De Bruyne al Napoli

Dzeko, Modric, De Bruyne vecchi arnesi da calciomercato: poi dice che nel calcio italiano non ci sono più i giovani per la Nazionale

Parliamoci chiaro, nel cimitero degli elefanti ci sto dentro. Ma non dovendo fare il calciatore, bensì scrivere ‘ste quattro cazzate che avete il buon cuore di leggere, e non avendo ruoli pubblici posso anche fottermene e aggirarmi serenamente tra teschi, zanne e lapidi varie. Recitando preghiere, facendo suonare il grammofono e redigendo un diario molto sui generis del football italiano e dell’universo attorno…

  Ivi compresa questa considerazione sullo sbarco in Italia degli ex campioni in capelli bianchi, qualcuno discretamente attempato, vedi De Bruyne (34) al Napoli, ma qualche altro anche ormai all’agognato raggiungimento del massimo dei contributi per la pensione. Vedi Modric (40) al Milan e Dzeko (39) alla Fiorentina. Benvenuti, spostate quelle ossa imbiancate e accomodatevi, qui c’è posto per tutti.

  Per carità io ho persino attrazione per la decadenza. Amo il Bob Dylan incomprensibile e inascoltabile di oggi perché mi smuove pur sempre ricordi e sentimenti, faccio consumo quotidiano degli ottantenni Rolling Stones ormai sostenuti sul palco da una band di Rolling Stones bis, e per Keyth Richards ho un’autentica venerazione, ancor più di Mick Jagger. Considero la frase “tre medici mi avevano dato sei mesi di vita, li ho sepolti tutti e tre” degna dell’attacco di “Start Me Up”. Considero diritti fondamentali il sano decadimento fisico e il rincoglionimento. Abbiamo tutti diritto ad essere accettati per come siamo.

  E questo vale anche per De Bruyne, Modric e Dzeko, che ovviamente son ben dentro il limite che il resto ha invece attraversato, di cui parlo per paradosso e che guarderò con benevolenza, ma ben sapendo che sono ceramiche incrinate e che servirà un miracolo per tenerle insieme. Tirate fuori dalla vetrina e messe in tavola giusto quando vengono i parenti a pranzo.

  I manager paraculi hanno strizzato l’occhio al nome da mettere in cartellone, il vecchio arnese s’allunga la carriera, i procuratori ci fanno su il 10%, gli allenatori si mettono il fiore all’occhiello e il pubblico tutto sommato gode perché ha un motivo in più per andare allo stadio o accendere la tv. Insomma alla fine il vecchio grande elefante fa comodo a tutti. Quasi.

  Detto questo più parliamo di giovani e più fioriscono gli “instant team” di anziani e anzianotti agli sgoccioli, per sperare di vincere oggi e subito. Più parliamo di italiani e più l’arnese straniero, pippa o fenomeno (rari…), giovane o attempato che sia, va a togliere il posto a qualche promessa azzurra che magari preferirà il tennis, il nuoto, forse tenterà con “X Factor” o magari entrerà in banca pure tu.

  Vada come vada, buona fortuna a voi vecchi pachidermi.

***

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Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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occasionale

Vista la breve vita della pagina ispirata dalle dichiarazioni di La Russa proseguo in questa (e x la tranquillità di tutti chiudo) la carrellata sulla ‘saga delle panchine’ .. l’occasione d’altronde era troppo ghiotta: valzer di tecnici come quello di quest’anno se ne vedono ogni dieci quando va bene.

Sarri e la Lazio

Un visionario dall’indiscutibile talento.
Che, se messo nelle giuste condizioni ambientali (che tuttavia non si è mai capito quali siano), può regalare del gran calcio e qualche trofeo.
Ma anche un arrighiano (uno di quelli cioè che x il modo in cui vivono il calcio finiscono col consumarsi piuttosto velocemente) che forse il punto più alto della propria parabola l’ha già toccato e si appresta probabilmente a una rispettabile discesa.
In questo senso il ricongiungimento con la squadra eternamente incompiuta di ‘lotirchio’, seppure sappia di minestrina riscaldata, potrebbe regalare a entrambi qualche soddisfazione.

il ghiro

Grazie, caro , per i tuoi acuti quadretti sulle novità panchinare.
Ti meriti questo strambotto, che spiega alquanto brutalmente i motivi del giochino dei 4 cantoni:
“Sopra la panca il pan non manca,
senza la panca si fa la dieta”
Un abbraccio dal ghiro

Modifica il 23 giorni fa da il ghiro
Nicola Romano

Magari a loro, ai tifosi chissà .

occasionale

Pioli e la Fiorentina

Mestiere ne ha perché sono 22 anni che calca le panchine.
E se nei primi otto ha allenato otto squadre (una l’anno) nei secondi quattordici ne ha allenate sei (con una media di quasi due anni e mezzo di permanenza su ogni panchina che è già tutta un’altra cosa).
E forse quella di piazze importanti ma non top è proprio la sua dimensione ottimale, quella cioè in cui può dare il meglio e spingere la squadra a esprimere a sua volta il massimo.
La vedo bene dunque: vedo cioè una ‘viola’ che, laddove ovvio anche la società faccia la sua parte, potrebbe confermarsi con sempre maggior convinzione “sull’orlo dei primi sei posti”.

occasionale

Gasperini e la Roma

Che dopo l’esperienza di 14 anni fa all’Inter meritasse nuovamente la panchina di una grande è evidente.
Seppure venga da chiedersi se la panchina della grande sia quella della Roma che prende o quella della Dea che lascia – insomma se il salto l’abbia davvero fatto verso l’alto o piuttosto verso il basso .. ma vabbè, è una battuta.
Comunque la prova è decisamente impegnativa: perché quella romana è una piazza molto particolare (nel bene e nel male), che riserva grandi attenzioni al calcio e che tende a esaltarsi – così come a deprimersi – per molto poco, oltre che ad esercitare una enorme pressione sulla squadra.
Non so quanto tutto ciò possa accordarsi con l’intransigenza ‘tutta d’un pezzo’ del nostro.
Il quale è poi notoriamente un tecnico dai carichi di lavoro nient’affatto banali che, se ben s’addicono a giovani talentuosi di belle speranze, di certo risultano molto meno graditi a giocatori più grandi e già affermati, specie in una città come quella eterna, città che per definizione ‘distrae’ (c’è chi dice che se Panatta anziché a Roma fosse nato e vissuto a Goteborg di certo non si sarebbe limitato a vincere solamente 10 titoli del circuito maggiore uno dei quali soltanto del Grande Slam).
Il suo rischio più grande è che una piazza notoriamente incline alla ‘sindrome di Calimero’ possa risvegliare il suo lato meno gradevole, quello del ‘piangina’.
Una cosa comunque è certa: se la Roma vuole trarne qualcosa di buono e perchè no di ottimo deve lasciarlo lavorare per almeno due stagioni (secondo me meglio tre) senza rompergli i marroni: diversamente non la vedo proprio bene.

il radarista

Quando Gasperini andò all’Atalanta, se non ricordo male, perse le prime partite ma Percassi ebbe pazienza e ne raccolse i frutti alla giusta maturazione. Anche all’Inter Gasperini iniziò male ma la grande squadra deve vincere subito e lo mandarono via. Adesso è approdato alla Roma. Glielo daranno il tempo di far giocare la squadra a modo suo o daranno un ascensore a Ranieri per frgli fare la spola tra panchina e tribuna?
Vedremo.

Evabbè!

Fabrizio, a proposito di cimiteri…

ma il Beretta, è lo stesso omicida che ha dichiarato agli inquirenti: “Parlavo con Zanetti, ci dava una mano con Marotta per le richieste della curva. Con Zanetti sì ci parlavo direttamente. Ci scambiavamo anche via WhatsApp telefonate, cose, gli ho fatto fare un murale a Pioltello, lui con la Coppa dei Campioni, è venuto al locale, cioè proprio c’era un rapporto, è un bravissimo uomo”.
…ci aiuta a capire se Chiné aveva comminato una lunga squalifica al vicepresidente nerazzurro? Sa, il primo maggio non erano usciti i giornali… e tra quelle tremende sanzioni contro gli altri collusi Inzaghi e Çalhanoğlu, potrebbe esserci sfuggito qualcosa…

Saluti

beretta inter.png
occasionale

Tudor e la Juventus

Il calcio è come la geopolitica: muta.
Tu cresci col mito della Juve regina d’Italia e d’Europa, oltre che del mercato e delle bacheche .. e un giorno di colpo noti che non lo è più e fatichi anche a capire come possa essere accaduto perchè la cosa ti è ‘passata sotto il naso’ senza che quasi te ne accorgessi.
Oppure cresci col mito di una Nazionale da sempre primattrice ai Mondiali e all’improvviso ti accorgi che in giro ci sono ragazzi di 10 o 12 anni che a un Mondiale non ce l’hanno mai vista e che addirittura ascoltano perplessi quello che gli racconti perchè faticano proprio a collocarlo in una sfera reale, che sia loro comprensibile o quanto meno percepibile.
Ecco ..nella vita come nello sport i ‘cicli no’ esistono e quando bisogna affrontarne uno un profilo come quello di Tudor è probabilmente il meglio che si possa chiedere. 
Intanto si resiste e prima o poi (la geopolitica lo insegna) le cose cambieranno nuovamente e torneranno tempi migliori: insomma .. per i cicli di transizione ci vogliono tecnici di transizione (e non è neppure detto che dalla transitorietà non possano poi nascere del tutto inaspettatamente dei fiori).
Diciamo che se prima di confermarlo non avessero provato a sostituirlo forse sarebbe stato ancora meglio.
Ma comunque la cosa sposta poco.

occasionale

Juric e l’Atalanta

Naturalmente non ho quella che ormai sempre più comunemente viene definita la ‘palla di vetro’ e che ricordo una volta si chiamava ‘sfera di cristallo’.
Veeedo però per la Dea il grande rischio di un riposizionamento ad altezze della classifica decisamente più modeste rispetto alle vette raggiunte col Gasp.
Perchè restare stabilmente a certi livelli è già difficile di per sé, se poi anche la società ci mette del suo ….

EhEh

Bhè il cristallo costa più del vetro… E nel calcio di oggi non possiamo più permetterci certi lussi (in fondo è il messaggio di questo articolo)

Waters

Intanto inizia bene il nuovo Direttore Sportivo della Juventus, Comolli, qualche tempo fa chiamò Gasperini e gli disse ” Convincimi perché dovresti allenare la Juventus, e Gasperini gli rispose ” sei tu che mi hai chiamato, non io” a spanne dovrebbero continuare gli anni meravigliosi con sto fenomemo😀😀

M42

Mi sono già congratulato per il noplete?
Se no scusa il ritardo e tanti di questi anni.

Waters

Le congratulazioni sono sempre accette, è sempre stato un mese meraviglioso anche se non si è vinto nulla, io ho una mentalità aperta e certamente non mi esalto o deprimo per una vittoria o una sconfitta…saludos

Il Sindaco

Va bene, posso capire Dzeko, e Modric che si aggirano sulla quarantina, ma De Bruyne a (tutto sommato “soli”) 34 anni potrebbe serenamente rivelarsi il più forte centrocampista in serie A… la coppia con McTominay (che ne ha comunque 28, mica pochi per essere una “rivelazione”) mi pare pure ben assortita… avercene!

Modifica il 23 giorni fa da Il Sindaco
il radarista

A Napoli si diceva: “E ciucc viecchie morn a’casa de’ strunz” Che, se non ho scritto male significa: “Gli asini vecchi muoiono a casa degli sciocchi”. Il calcio italiano mostra questa qualità quando fa venire vecchietti che hanno fatto il loro tempo. Speriamo bene.

Nicola Romano

Sono convinto che il belga abbia ancora molte frecce nel suo caricatore, lunga vita ai vecchiacci citati dal capomastro e a molti altri , mi riferisco ai musici . Salutammo .

occasionale

Chivu e l’Inter

Discorso molto complesso, quasi filosofico (ne accennava Fabrizio Bocca giorni fa a proposito del cosiddetto ‘effetto Guardiola’).
Se le società lavorassero solo sull’usato sicuro e di livello il calcio non evolverebbe mai .. e poi di usato sicuro e di livello non è che ce ne sia poi così tanto in giro (e quello che c’è può scegliere fra molte offerte).
Va da sè dunque che le dirigenze debbano dare corda anche all’intuizione, alla capacità di vedere lungo (o almeno di provarci) e soprattutto a quella di osare, di scommettere.
E per ogni scommessa indovinata ce n’è sempre una o più finite male (insomma x un Guardiola c’è sempre un Pirlo così come già molti anni fa x un Sacchi c’era un Maifredi o per un Trapattoni un Tardelli).
Quella nerazzurra su Chivu è senz’altro una grossa scommessa ma forse non c’era momento migliore per farla.
La squadra esce da un ciclo singolarissimo – nel quale gioie e dolori si sono mescolati in un modo a dir poco inedito e surreale – e c’è una grande voglia di guardare altrove, di aprire una nuova pagina.
Quando osare se non ora ?
Al più si sarà perso un anno.

occasionale

Conte e il Napoli

La tentazione di andarsene deve averla avuta (impressione personale ovviamente).
Da un lato perchè il Presidente una qualche inclinazione alle ‘nozze coi fichi secchi’ indubbiamente ce l’ha .. è inutile negarlo (ancorchè sia altrettanto innegabile che la traduzione più corretta di ‘nozze coi fichi secchi’ è ‘conti in ordine’).
E dall’altro perché, andando via, Antonio avrebbe lasciato l’indelebile, imperituro segno di colui che venne, vide e vinse.
Ma andare dove ?
Da uomo intelligente qual è, percepito quello che circola sulle panchine e sui campi d’allenamento (oltre che nelle casse) altrui e assunte da ADL sufficienti garanzie di ‘azionismo’ sul mercato .. deve aver compreso che forse forse a Napoli c’è la possibilità di fare ancora qualche bella cosa.
E non credo affatto ci abbia visto male.

il radarista

Credo che dopo il mondial club qualche squadra si metterà in cerca di un allenatore sicuramente vincente.

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