Champions League, Inter-Bayern Monaco 2-2. L’Inter diventa la bandiera del calcio italiano. Si toglie l’incubo Bayern, un po’ di batticuore ma alla fine approda alla semifinale e va ad affrontare il Barcellona. San Siro impazzisce di gioia, Inzaghi e Lautaro in trionfo. “L’Inter ha due coglioni così!” urla il macho Lautaro. Insomma il Triplete si può sognare. E mentre Inzaghi sale, Ancelotti scende…

Intanto mi farebbe piacere un post del Dott. Bocca sul fallimento di un tal Mbappè al Real. Magari avrà pure fatto tanti goal in Liga, ma quelli che contano sono nelle competizioni internazionali e li, da anni, latita al momento giusto.

È stupefacente vedere i tifosi di una squadra che si fregia di un pregiudicato nell’album di famiglia, di uno scudetto di cartone in bacheca e di collusione con mafiosi accertati indignarsi per una divertente e innocua battuta…

OT OT OT
Prima di Lazio – Bodø.
Stasera tutto fa Bodø. Speriamo che la Lazio sia carica al punto giusto per recuperare il doppio svantaggio di Bodø, anche se il clima odierno a Roma, invernale e piovoso, non è quello caldo, solare e mediterraneo, sperato dai tifosi per mettere in difficoltà i vikinghi. Ma almeno l’erba dell’Olimpico non è quella artificiale del loro stadiolo.
Sembra che Baroni abbia deciso di schierare Lazzari e Pedro dal 1′, Bodø immutabile nella sua formazione tipo. Due brevi osservazioni: a) insistere con la marcatura di Lazzari su Hauge è un suicidio; b) uno dei nostri due centrocampisti, Guendouzi o Rovella, si deve sacrificare per inaridire la fonte di gioco del Bodø, il regista Berg, ispiratore di tutte le loro azioni di attacco.
Il menu del giorno all’Olimpico previsto per la cena di stasera recita: minestra in B(r)odø con broccoli e arzilla. Trattasi di un tipico primo piatto della cucina romanesca, rivalorizzato nel suo celebrato ristorante dell’Isola Tiberina dalla famosa Sora Lella, sorella di Aldo Fabrizi e grandissima tifosa biancoceleste. Era usanza mangiarla per il giovedì dei sepolcri, giorno in cui si mangia tradizionalmente di magro, come il venerdì santo. Nella fattispecie la parte dei “broccoli” dovrebbero farla i giocatori norvegesi, mentre la Lazio dovrebbe fare la “arzilla”, dopo essersi riscossa dal letargo che l’aveva colpita nella trasferta al Circolo Polare Artico.
Chiudo citando il celebre fratello della Sora Lella, grande attore e validissimo poeta-gastronomo, che, per illustrare i pregi di questo piatto, scriveva:
“Sta minestra balsamica de pesce,
specie si er brodo è fatto co’ l’arzilla,
ve basta solo d’assaggià ‘na stilla
pe’ di’: “Mò, panza mia, poi pure cresce!”.
È peggio de na droga sconosciuta
che intossica er palato e nun dà tregua:
tutti li venerdì, ‘na ricaduta”.
E il Ghiro si scappella di fronte al Vate.

Bob e 2010, non ricordo vostri commenti indignati quando qualche vostro compagno di tifo dava dello “stupratore” a Ronaldo, e non per fare una battuta.

Bello comunque Lautaro/Village People

Vedo serpeggiare, quà e là nel blog, l’idea che gran parte dei giochi siano già definiti prima ancora di svolgersi.

Così come noto che quando mi capita di alludere alla delicatezza e complessità della funzione arbitrale ricevo delle discrete quantità di dislike.
Ovviamente non è questione del gradimento o meno di ciò che scrivo – che se postassi le mie riflessioni calcistiche sul Blog di Fabrizio Bocca per andare poi a contare like e dislike vorrebbe dire che la vita non mi ha insegnato nulla.
Il problema sta piuttosto nel fatto che mi paiono dislike sintomatici di un atteggiamento che nei confronti del mondo arbitrale è in qualche modo prevenuto o comunque maldisposto.

Ora .. a cominciare dai rigori ingiustificatamente concessi o negati, a me nel corso degli anni di storture davanti agli occhi ne sono passate davvero molte: della classe arbitrale, appunto, ma anche della Federazione e della Giustizia Sportiva.
Sono sempre rimasto piuttosto scettico, tuttavia, all’idea che potessero scaturire da macchinazioni diaboliche di cupole o cricche varie, essere insomma il frutto di regie occulte finalizzate a orientare, o addirittura a determinare, l’esito dei campionati attraverso una rete di complicità che, per ottenere i propri scopi, dovrebbe necessariamente essere molto estesa, oltre che molto complessa e direi anzi sofisticata.

Se mi convincessi di una cosa del genere smetterei immediatamete di seguire il calcio avvicendando a quelle di natura calcistica riflessioni sull’ippica, sull’hockey su ghiaccio o sulla pallanuoto che oltretutto ho praticato per diversi anni.

Quello che voglio dire è che dal mio punto di vista il calcio è come una tavola a un’estremità della quale c’è il campo, la dimensione strettamente sportiva .. e alla cui estremità opposta c’è tutto ‘il contorno’, schifo e nefandezze inclusi.
Se mi accorgo che il saldo diventa negativo e che la dimensione sportiva scivola verso quella di contorno finendone totalmente risucchiata smetto immediatamente di seguirlo. 

Xchè una cosa è riconoscere che nel calcio c’è dell’immondizia (e manco poca) che sarebbe bene per tutti rimuovere .. e tutt’altra sostenere che il calcio è solo immondizia che non potrà mai essere ripulita.
In un caso del genere è meglio la pesca con la canna.
Che senso ha seguire settimana per settimana una disciplina sportiva che si giudica totalmente marcia e predefinita ?

Grazie alle ormai abituali disattenzioni di arbitro e VAR l’Internazionale di Milano sfanga un pareggio contro mezzo Bayern…

Buongiorno Fabrizio

I guardoni dello spioncino del magazzino sul retro, pieno zeppo di fallimenti, devono pazientare ancora un po’ per esultare al tonfo della Prestigiosa. Per il momento apprezziamo la buona tenuta degli equilibristi sulle corde tese della iella: la corda Champions, quella della coppetta e il campionato. In caso, durante lo stare in equilibrio sulle loro fissazioni anti Beneamata, avesse inizio e perdurasse un dolore al calcagno è consigliato applicazioni di ghiaccio e stretching dei muscoli del polpaccio. Nei casi più acuti e dietro consiglio del medico si possono assumere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

Tra l’altro Lautaro oltre che un grande campione e fiero combattente è pure un uomo dal cuore d’oro.
Corbetta, Lautaro Martinez paga il conto del cliente disonesto scappato dal ristorante gestito da giovani disabili | Corriere.it

Grande prestazione di Lautaro. Squadra messa in campo molto bene. La mia impressione è che questa Inter sia fortissima e ha buone possibilità di portare la CL in Italia. La terza finale europea in pochi anni non è lontana secondo me, la squadra è solida ed ha eliminato una contendente che, sulla carta, era più ricca e che domina la Bundesliga. Un gioiello, e un altro esempio della classe di Marotta, ma anche della capacità di Inzaghi di fare giocare i suoi al massimo. Unico elemento che mi ha un pò infastidito, Thuram. Le sue scenate a terra sui contrasti non erano in linea con una partita giocata da tutti in maniera maschia, ma sostanzialmente corretta.

Il massimo trofeo dell’italico torneo

Innanzitutto che lezione di calcio quella dell’Arsenal al Real !
Personalmente – e con tutto l’affetto che posso nutrire per Carletto – quando vedo applicazione e idee prevalere sui milioni mi fa sempre molto piacere.
E poi la faccia esterrefatta di Bellingham non ha prezzo (perchè nella mia personale collezione di giocatori che mi stanno sugli zebedei al fianco di Kane non manca il caro Jude).

Complimenti poi ai cugini per come hanno disputato il loro quarto di finale (che gli puoi dire..).
Certo il Bayern è tanta roba ma ora i blaugrana sono un’altra cosa ancora.
D’altra parte però la Champions è così, specialmente nelle fasi finali: ad ogni scalino che sali ti si presenta un compito ancora più tosto.

Ma veniamo alle cose di casa nostra.

Sul basso livello di questo campionato non serve aggiungere parole a quelle già abbondantemente spese.
Diciamo che l’enorme incertezza e la grande bagarre che regnano in ogni zona della classifica costituiscono una forma di risarcimento (almeno quello) dell’oggettiva mediocrità tecnica del torneo.

L’Inter di quì alla fine del Campionato (e cioè nei prossimi 40 giorni) giocherà ben 3 partite in più del Napoli (4 se dovesse accedere alla finale di Coppa Italia – ma quest’ulteriore fatica cercheremo di risparmiargliela): che vuol dire qualcosa come una partita ogni 4 giorni per un mese e mezzo, roba da far tremare le vene nei polsi.
Oltretutto partite dal peso enorme sia sul piano fisico che su quello nervoso e mentale: perchè quando sei alle battute finali di questi tornei ogni partita è una battaglia.
Ma non solo, il suo calendario di campionato è molto più impegnativo di quello del Napoli: perchè deve affrontare squadre di un calibro decisamente superiore e che, soprattutto, hanno ancora parecchio da chiedere al campionato stesso.
Ce n’è insomma abbastanza per rischiare di perdere il ‘bandolo della matassa’. 
I nerazzurri, tuttavia, hanno dalla propria innanzitutto un organico che, per numeri e qualità, certi ‘colpi’ nelle proprie corde spiace dirlo ma ce li ha .. e poi un rapporto squadra-tecnico consolidato da ben quattro anni di lavoro comune.
E queste non sono affatto cose banali: in momenti, cioè, come questi averle e non averle non è esattamente la stessa cosa – perchè possono fare una bella differenza.
Ma poi hanno il tesoretto dei 3 punti di vantaggio sui partenopei, che a sei giornate dal termine del campionato non sono una cosetta propriamente secondaria. 

Il Napoli invece ha una sola strada: mettersi a testa bassa, tirare fuori tutta la ‘cazzimma’ possibile (con uno come Conte in panchina non dovrebbe essere difficile), mettere sul piatto tutto ciò che gli resta e possibilmente anche di più e …. – solo alla fine – rialzare la testa per vedere cos’ha fatto l’Inter.
Non vedo altre vie.
Di certo sconsiglio ai partenopei di distrarsi guardando continuamente l’Inter per regolarsi in qualche modo di conseguenza (ma questo penso che Antonio lo sappia molto bene).
E auspico, naturalmente, che il sorprendente, lodevole silenzio di ADL si protragga fino all’ultima giornata.

Personalmente trovo che in una situazione del genere .. da un lato qualunque pronostico sia un ‘tirare a vanvera’ .. e dall’altro vi sia poco altro da fare se non esercitare le nostre prerogative di ‘guardoni del calcio’.

L’italico torneo: gomiti e cartucce, in sei e mezzo per quattro posti

Sui due accessi alla Champions ancora disponibili sarei portato a dire Atalanta e Juve, non foss’altro che per l’abitudine ad altezze che possono facilmente procurare qualche giramento di testa.
Ma certezze ovviamente non se ne possono avere.
Diciamo che questi due accessi e quello a Uefa e Conference League si giocheranno tutti sui ‘munizionamenti’.
Sebbene, cioè, si possa intuire che non sono molte, noi non sappiamo esattamente quante cartucce siano rimaste nelle armerie delle sei squadre e mezzo (*) che se li stanno contendendo.
Ma sappiamo che a questo punto della stagione anche solo poche cartucce in più o in meno possono fare la differenza, direi addirittura anche solo poche freccette.
Dunque fondo agli arsenali e .. ai popcorn.

(*) la mezza naturalmente è il Milan Conceicaoiano

L’italico torneo: il tentativo di restarci, una lotta all’ultimo attributo

Se guardiamo alla battaglia per rimanerci, nella massima divisione, direi che quì non è neppure più questione di cartucce e munizioni ma molto più prosaicamente di ‘attributi’.
A ‘sfangarla’, come si dice a Roma, sarà chi saprà tirarli fuori mostrandoli pubblicamente senza pudori.

L’italico torneo: non esiste solo il merito

Non esiste solo il merito ma anche gli arbitri, o meglio gli arbitraggi, o meglio ancora gli errori arbitrali.
Che personalmente fino all’introduzione del Var ho sempre considerato alla stregua di quelli dei giocatori (nè più nè meno che identici alla papera di un portiere che si fa passare la palla fra le gambe o allo svarione di un attaccante che a porta vuota la spedisce in tribuna).
Ma che dopo l’introduzione della tecnologia Var ho iniziato a considerare con maggiore severità.
Perchè in fondo il Var è una specie di ‘macchina del tempo’ che consente ai direttori di gara di ‘tornare indietro’ per confermare o meno quello che hanno fatto, insomma .. non è esattamente poca roba (è un po’ come se a un attaccante dicessimo “ok mettiti nuovamente davanti alla porta vuota che ti ripasso la palla esattamente come prima e .. vedi un po’ stavolta che puoi fare”).
L’augurio è che, con tutto quello che c’è in palio nelle diverse zone della classifica, gli infortuni arbitrali possano avere su queste ultime sei giornate il minor impatto possibile.
Massima solidarietà dunque a una categoria nei cui panni oggi più che mai non vorrei stare (sebbene poi nessuno abbia costretto con la pistola puntata sulla tempia chi vi sta a starci).

E non esiste solo il merito, infine, ma anche, last but not least, il fattore C.
Papere, rimbalzi accidentali, deviazioni fortuite, svirgolate, reti divorate a porta vuota e gollonzi .. raramente, infatti, fanno mancare la propria presenza in questi frangenti.

A me spiace pensare che chi ubbidiva al telefono a dei criminali/assassini promettendo favori possa alzare la coppa. Mi spiace da essere umano che crede non tanto nella legge, perché lì siam buoni (quasi) tutti, quanto, ancora, nell’etica. E incontrare gente che ci crede ancora nell’etica è diventata una cosa molto rara. Tutto qui.

Per il resto, visto il Barcellona di stasera, l’Inter può arrivare in finale. Poi eventualmente col PSG la vedo dura

Congratulazioni. Grande partita

Proud.

Che goduria (e che sofferenza!). Sperando di non esultare troppo (altrimenti qualcuno si offende), si gioisce per un passaggio del turno sudato contro un Bayern che, sia pure con assenze importanti (benché anche le nostre non debbano essere sottovalutate), è stato capace di esercitare un’importante pressione offensiva creando tanti azioni pericolose e tanti presupposti per un gol segnando due. Meno bene dietro, come aveva mostrato già all’andata, e i nostri due gol su corner nel giro di tre minuti lo hanno dimostrato ancora una volta, oltre ad altre occasioni potenzialmente pericolose. Quando la partita sembrava più in controllo, il gol (sciocco) del pareggio bavarese ha smorzato l’entusiasmo crescente prima di cacciarci negli ultimi minuti in apnea.

Per quanto riguarda le singole prestazioni, benissimo tutti ovviamente, ma menzioni particolari per Lautaro, vero capitano; Pavard, un gol e chiusure fondamentali; Acerbi; bene Bastoni su Oliseh. Dimarco spinta in avanti ma poco attento sul gol di Kane. Il trio di centrocampo ha retto bene, tra errori (di Barella) e scatti in avanti (di Miki), fino a quando hanno avuto fiato; Thuram bravo nei suoi allunghi ma poco concreto davanti alla porta. Sommer più incerto rispetto all’andata.

Saluti

Per il Napoli è una buona notizia sicuramente… Comunque, al di là di tutto, tanti complimenti all’Inter