
Vota Max! Con Allegri al Milan, è partita la campagna elettorale
Vota Allegri! Se SuperMax potesse garantire meno tasse per tutti – la promessa elettorale per eccellenza, ma puntualmente anche la più ingannante e disattesa – e non è escluso che qualcuno glielo faccia dire, diventerebbe il prossimo allenatore del Milan in carrozza, vincendo agilmente la corsa elettorale in cui è impegnato in questa primavera di grande manovre.. E di cui la Gazzetta dello Sport si è fatta sponsor martellandoci con pagine e pagine di allegrismo puro. Quelle robe tipo “gli scudetti li vincono le migliori difese”, “Se voglio divertirmi vado al cinema”, “Le chiacchiere le porta via il vento le biciclette i livornesi”. (Non è vero, questo l’ho aggiunto maliziosamente io, ma l’endorsement è comunque ben evidente).
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Non ho nulla contro Allegri, anzi ho parecchi cromosomi che me lo fanno stare simpatico e l’ho considerato eroico quando si è opposto fieramente e pressoché solitario alla moda dell’ adanismo delirante e dilagante in TV. Gliene sono riconoscente, qualcuno doveva pur farlo, e gli riconosco pure di essere sicuramente un allenatore che ha i suoi pregi. Che vuoi dire a uno che ha vinto 5 scudetti? Anche se le partite le vinci o le perdi con quel che sei oggi, non col curriculum che hai dentro il portafoglio, come le foto ricordo.
E’ detestabile, Allegri, quando fa il tarantolato a bordo campo oppure il Di Battista fracassamaroni (…) davanti a un microfono, senza alcun controllo o freno inibitorio, pensando che quello sia il suo compito e la parte migliore di lui stesso. Quando invece è proprio la sua parte oscura, dovrebbe reprimerla e tenerla a freno. Quasi tutti i protagonisti del calcio ma in genere di quelli che stanno davanti a una telecamera senza adeguata coscienza e limite, hanno un problema di ego e di sopravvalutazione di loro stessi. La cura del telecomando è sempre efficace, ma elimina solo momentaneamente la sintomatologia e non risolve il problema alla radice.
Il tatto non è il massimo. Al Milan hanno cinicamente sepolto da vivo l’improbabile Conceição, considerato a livello di un modesto e indifferente scaldapanchina, ne cercano il successore a viso aperto con consultazioni internazionali a Londra (va di moda) o altrove. Il superplenipotenziario Ibrahimovic, nel frattempo, è sparito, ma del resto quando ci si sente più vicini a Dio che a Milanello si fa presto a finire fuori vista.
L’ allegrismo viene fuori e torna di moda inevitabilmente perché chi ha tentato di prenderne il posto ha miseramente e clamorosamente fallito. C’è un’indubbia, anche se non completamente provata, coincidenza col crollo del thiagomottismo. Diciamo che ì due animali stanno insieme nello stesso recinto come due galli da combattimento, solitamente uno dei due è destinato a fine male e l’altro ad allargare il proprio spazio abitabile. Trascinati a forza dentro l’arena si finisce brutalmente col fare il tifo per l’uno o per l’altro. Lo scorso anno che alla Juve c’era Allegri ero per Thiago Motta e quest’anno che c’è Thiago Motta, ho scoperto che era meglio Allegri. Vabbé ma io col calcio posso giocare davvero, e loro invece devono fare sul serio.
A Torino è nato un improvvido movimento reazionario che vorrebbe la restaurazione del descamisado labronico. E se tramite Allegri proprio non è possibile, almeno tramite Conte che in qualche modo appartiene allo stesso genoma. A Milano hanno cercato invece vie diverse e più progressiste, ma hanno fallito pure loro e come si vede i nostalgici del lontano quadriennio allegriano ora lo rivorrebbero sperando di rinverdire e clonare in qualche modo il Milan berlusconiano che fu.
Non so perché la carriera del descamisado Allegri sia da 15 anni un ping pong tra Torino e Milano, tra Juventus e Milan. Evidentemente c’è una fatale attrazione reciproca, come Liz Taylor e Richard Burton i cui due matrimoni furono l’unica reciproca costante di una serie di accoppiamenti casuali e molto improbabili.
Come Liz e Richard ciò che è considerato finito – Juventus e Allegri s’erano addirittura presi a pesci in faccia, e al Milan Allegri era stato esonerato perché inviso a Berlusconi e difeso solo da Galliani – è solamente apparenza. Insomma è più facile tornare indietro che andare avanti. Juventus o Milan che sia, nessuno è capace e ha spalle abbastanza larghe per organizzare e gestire un futuro nuovo – che ancor più dopo questi naufragi spaventa – e anche l’inserimento di nuove startup della panchina.
Né in fin dei conti ce ne è abbastanza voglia, perché il calcio italiano è come la politica italiana tutti noi siamo abituati alle nostre care e affezionate facce di riferimento che in fin dei conti cerchiamo e vogliamo anche solo per sbertucciarle o riempirle di palle di stracci come i barattoli al baraccone del luna park.
Io ad esempio senza Salvini, la Meloni, Di Battista, Tommaso Cerno, Feltri, Capezzone e la Gardini, non so stare. E Allegri nel luna park del pallone ci vuole, altrimenti non mi diverto. Aderisco dunque al Manifesto di Milano della Gazzetta dello Sport, e al sogno della ricongiunzione allegriana sotto il segno della nostalgia berlusconiana. Per i tifosi non credo lo sia, ma per me non c’è di meglio.
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Complimenti, davvero un bel pezzo.
Questo passaggio poi, seppure divertitamente provocatorio (e immagino deliberatamente), esprime più di una verità circa il rapporto del calcio italiano (quello guardato ma anche quello gestito da quelli che ‘devono fare sul serio’) con il tempo.
Lo scorso anno che alla Juve c’era Allegri ero per Thiago Motta e quest’anno che c’è Thiago Motta, ho scoperto che era meglio Allegri. Vabbé ma io col calcio posso giocare davvero, e loro invece devono fare sul serio.
L’universo pallonaro nostrano, infatti, mostra di avere più di qualche problema nei confronti del ‘fattore tempo’.
Lo deduco da come le critiche eccessivamente severe (e talvolta addirittura amaramente definitive) che seguono certe strisce negative di una squadra .. si avvicendano alle lodi esagerate che la stessa squadra aveva ricevuto appena poco prima in occasione di una striscia positiva (e viceversa).
Critiche e lodi che nel loro frenetico, vertiginoso alternarsi non si peritano di risparmiare tecnici, moduli di gioco, preparatori, atleti, quadri societari e proprietà .. quando sappiamo bene che in un torneo che dura nove o dieci mesi un solo mese significa davvero poco.
E lo deduco dal modo in cui certi nuovi progetti, o cicli, vengono bocciati dopo un solo campionato non perchè abbiano dato risultati pessimi o addirittura disastrosi ma semplicemente perchè ne hanno prodotti di interlocutori.
Quando sappiamo bene che nello sport è difficile che da una sola stagione di lavoro possano conseguire risultati che non siano interlocutori .. di certo può accadere e di certo quando accade è fantastico ma non si può certo dire che ciò costituisca la norma.
Se ne avessi il tempo mi piacerebbe prendere le prime quattro classificate degli ultimi 10 campionati e verificare quale rapporto vi sia fra quelle che hanno raggiunto un tale risultato al primo anno di gestione di un nuovo tecnico e quelle che lo hanno raggiunto invece in successivi anni di gestione da parte dello stesso tecnico.
Ma forse se non lo faccio non è solamente per mancanza di tempo ma anche perchè temo possa venir fuori che l’80% di quei piazzamenti sono avvenuti ad opera di squadre al primo anno di guida da parte di un nuovo allenatore e allora …. tutta la mia teoria spazio-temporale applicata al pallone cadrebbe.
Parlo per il Napoli, delle altre non saprei. Dunque il primo anno Sarri arrivò terzo, Ancelotti secondo, Spalletti terzo, Conte sta su quella strada.😁
Punto Lazio n. 15
1. Il Portierato. All’inizio sembrava tutto chiaro e limpido, ruoli ben definiti, titolarità all’esperto Provedel, il friulano che aveva ben difeso la porta laziale per oltre due stagioni, riserva il giovane Christos Mandas, nuovo arrivato lo scorso anno ed autore di un buon finale di campionato. Quest’anno era destinato a giocare titolare nella Europa League, ma un paio di imprevisti errori in disimpegno di Ivan, che ci sono costati cari, hanno promosso il pireota in prima squadra. Questo cambio in corsa non solo non ha migliorato i risultati, ma ha scombussolato le certezze di entrambi, in un ruolo in cui la serenità e la calma sono fondamentali per il migliore rendimento in campo.
2. Settepolmoni. Il centrocampo a due della Lazio di Baroni è affidato fin dalla partenza a due colonne, Guendouzi e Rovella, che dall’inizio del campionato stanno tirando la carretta, poco aiutati dai quattro esterni e quindi soggetti ad una anormale usura da sforzo prolungato. Il franco-marocchino Matteo finora ha retto senza rotture, pur aggiungendo agli impegni della Serie A e della Coppa quelli addizionali della nazionale francese. Ora che anche il bravo Niccolò, tornato in buona forma dopo qualche guaio fisico, è stato convocato anche lui nella nostra nazionale, diventa fondamentale poter contare su cambi affidabili per farli riposare un poco. Abbiamo perso Casadei, e va bene, ma Belahyane potremmo almeno alternarlo agli altri due, altrimenti che l’abbiamo comprato a fare, per fare la riserva di Vecino?
3. I Fascisti biancocelesti. Stavolta non c’entrano niente i nostri ultrà, spesso tacciati di tendenze squadriste, sto parlando dei nostri “cursori di fascia”, Lazzari e Tavares, detti i Fascisti, Peccato che spesso si rompano per le troppe rincorse a perdifiato, spesso scriteriate perchè in genere destinate a concludersi con dei cross sparati a c.d.c., con tiri in porta indirizzati in curva o con comodi passaggi al portiere avversario; dei due solo Nuno talvolta ha prodotto assist azzeccati per i compagni. Morale: i nostri bravi Fascisti spesso finiscono fuori, prima sfasciati e poi fasciati.
4. E’ arrivato l’Ambasciatore. Pare che Trump, insoddisfatto dall’esito della telefonata con lo Zar, abbia deciso di affidare le trattative per la pace tra Russia ed Ucraina ad un ben più efficace rappresentante degli interessi dell’Occidente. A tale scopo ha suggerito all’amico Putin di invitare a Mosca, in occasione dell”International RB Award, previsto per il prossimo 8 aprile, il Pupone nella sua veste di VIII re di Roma. Già circolano i primi cartelloni con l’effige di Totti con la scritta “L’Imperatore arriva nella Terza Roma”. D’altra parte Francesco è sempre stato amato dai Presidenti, da Andreotti alla Meloni, da Sensi a Pallotta, da Trump a Putin. Se non ci riesce manco lui, sono veramente k… amari.
5. Ci si mette pure l’ANAC. La bennota Agenzia contro la corruzione è intervenuta nella valutazione in corso presso il Comune di Roma delle proposte per la rivalutazione del fatiscente Stadio Flaminio. La gara è ristretta ai due progetti della Roma Nuoto e della S.S. Lazio, ma l’ANAC sostiene che la sola Roma Nuoto è in regola, avendo consegnato nei termini un “progetto di fattibilità” e non un semplice “progetto di pre-fattibilità”, come ha fatto la Lazio. Ragazzi, fatemi capire, ma non è che l’acronimo A.N.A.C. sta per “Avanti il Nuoto, Abbasso il Calcio”?
Bocca questa roba dei fratelli d’italia che smascherano la malagestione covid è indegna e vergognosa.
Anche la pubblicità va bannata .
Fin che la passa mi assento.
pollice in su per la doverosa critica