Addio Totò Schillaci, gli occhi spiritati e stupiti di Italia 90, fu il nostro sogno e la nostra gioia. Da Maradona a Paolo Rossi, da Vialli a Schillaci, il calcio che abbiamo amato di più si estingue come una stella luminosa che collassa nell’universo. La scoperta della malattia il giorno in cui arrestarono Messina Denaro a Palermo, la vita ci butta dentro a un frullatore e poi una livella inesorabile ci rende tutti eguali
Gli occhi di Totò non ci guardano più con quello stupore che ci colpiva e affascinava. E ci faceva cantare. Notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana… Il calcio è un grande romanzo popolare. Essere felici per un gol di Totò Schillaci. E quegli occhi ci raccontavano meglio di tutti, senza che noi dovessimo spendere parole inutili, che cosa stava succedendo.
Sono ormai tanti che se ne vanno via così, senza che ci si possa fare nulla, stupendoci molto del fatto che possa accadere anche a loro, idoli di cui conserviamo un’immagine fissa, come una vecchia foto un po’ ingiallita che ne fissa l’eterna giovinezza, For ever young.
E’ consolatorio tutto sommato attaccarsi ai ricordi. Perché servono, più o meno, a lenire il dolore. Ma il vuoto, la mancanza è enorme, devastante. Vialli, Maradona, Paolo Rossi, Mihajlovic, Riva e adesso pure Totò Schillaci, è come se quel calcio lì avesse deciso di estinguersi per sempre, spettacolarmente, come una stella che collassa, perché troppo bello, affascinante, vicino e dentro a noi. Che eravamo più giovani, e Italia ’90 era qualcosa di nostro. Una Nazionale cui volevamo bene, un Mondiale visto da vicino. il calcio che scacciava i pensieri.
Totò Schillaci era stato la sorpresa, ma nemmeno troppo in fin dei conti. Ricordo benissimo che nella preparazione a Coverciano, quando si discuteva di come far giocare Vialli, Mancini e Roberto Baggio, più di uno di noi diceva a Vicini. “Oh, Azeglio, ma l’avete visto come sta Schillaci?”. E infatti fu la meteora che attraversò Italia ’90 a completamento di una favola magica, ma anche cruda, acida, con un risvolto nascosto. Totò veniva dai quartieri più problematici di Palermo, il calcio aveva salvato la sua vita e gli aveva impedito di deviare sulla cattiva strada. Più fiaba di così…
Scoprire, per coincidenza, che Totò stava male il giorno in cui arrestano Messina Denaro alla clinica oncologica di Palermo dove entrambi erano in cura. Davvero la vita ti sbatte e ti agita come dentro un frullatore, rassegnarsi alla livella – lo scrisse un altro Totò – che ci passa inesorabilmente sopra e ci rende tutti eguali.
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[…] Addio Totò Schillaci, il nostro sogno, la nostra gioia […]
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[…] che spiegano le brutte partite, e ancor più gli 0-0, con la bufala della tattica, … […]
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[…] che invece si è già ripreso “chell che è ‘o nuost”? Ma potrei dire anche Leao … […]
Riposa in pace grande Totò 🙏🌷
[…] Addio Totò Schillaci, gli occhi spiritati e stupiti di Italia… 3 ore fa by Gianni Frattini […]
Mi spiace tanto.❤️
La buona prestazione Inter certificata dal fatto che neppure un minuto s’ è vista in affanno.
Lo sguardo di 60 milioni di italiani nel 1990.
Lo avevamo capito.
Dalle notizie degli ultimi giorni, centellinate col massimo rispetto, dai bollettini medici che preparavano l’ultimo doloroso comunicato: era questione di ore e Totò sarebbe volato via.
Chi non vive o non conosce a fondo Palermo, questa città magnifica e maledetta, non può capire cosa abbia rappresentato Totò.
La nascita in un quartiere difficile e prigioniero di mentalità e dinamiche di malaffare, l’appigliarsi dignitosamente a un lavoro modesto, la passione di borgata per il calcio da giocare dovunque e comunque e al diavolo se mi spezzo una gamba, con l’illusione (chi non l’ha mai avuta) di diventare un campione. Come tantissimi altri bravi ragazzi, potenzialmente esposti ai mali della società ma redenti da una qualsiasi onesta e faticosa occupazione, da una passione condivisa, da un sogno irrealizzabile e consentito solo nella più sfrenata fantasia.
Totò ci era riuscito, e quindi era possibile.
Mantenendo quell’aria di uno capitato là per caso, mentre invece c’erano dietro enormi sacrifici e rinunce, con quel realismo e disincanto tipici di chi conosce la vita vera e sa che i riflettori prima o poi si spegneranno, con la consapevolezza che alle persone oneste – specialmente qua – non regala niente nessuno e che sui soldi facili non c’è traccia di sudore.
Senza eccessi né proclami, senza veline, senza feste faraoniche, restando disponibile e campione nella vita e negli affetti di famiglia e quartiere.
Così se ne è andato Totò, discretamente, nella sua città e accanto alla sua gente fiera che lo ha amato ed ammirato perché è sempre rimasto semplice ed autentico.
Come uno qualsiasi delle migliaia di palermitani, onesti e lavoratori, che ha rappresentato ed inorgoglito.
Ci mancherà.
👍 👍
Dal web.
bellissimo
Tanto dispiacere e tristezza , per il povero Totò Schillaci, avrebbe meritato una vita più lunga e serena .
Era una nazionale super,la più bella di sempre depurata da juventini, e tarpata da due gonzi interisti,Ferri e Zenga.
Una nazionale tenuta in piedi dai grandi milanisti Maldini,Baresi e Donadoni.
Santi numi ma fai giocare Wierchoovod il miglior difensore al mondo invece di quella ameba del cremonese,sorretto dalla mafia del ciglione e del gattaro milanese.
Caro Azeglio – pace alla anima tua, come potevamo perdere del mondiale? –
Avere uno che appena toccava un pallone segnava non è da tutti.
Riposa in pace magnifico guerriero.
…ecchecc…!
Uno (1,one,en,ein,,in che lingua lo devo scrivere?) errore del portiere che gliene capitava a ogni morte di papa,tutte vinte. E per una cappellata di una squadra forte che fece un gran mondiale,vieni a scrivere certe cose??
Certo,col senno di poi si fa presto a parlare
RIP
sei un subumano, indegno di ricordare una persona come Schillaci
ma questo già lo sapevi, vero?
Tu sei davvero una merda, te lo dico col cuore.
eggià, come ha sfondato la porta Donadoni con quel rigore tirato cosi bene!
la più bella di sempre poi è da sganasciarsi…
poi ti superi con quel depurata da juventini quando il capocannoniere del torneo, di cui piangiamo qui la scomparsa, arrivò in Nazionale proprio grazie alle grandi prestazioni in bianconero
chiama Bisio, che magari riaprono Zelig apposta per te
“Papà, l’Italia vinci 1 a 0 e ha sinnatu Schillaci”… “Vero?”…
Son passati 34 anni e me lo ricordo come se fosse adesso.
quella sera ero in Curva Nord, all’Olimpico di Roma, e vidi il gol da lontanissimo (ma si vide benissimo che era Schillaci)
una goduria unica
prima e unica partita di un mondiale da me vista dal vivo
un ricordo indelebile
Italia vs Austria?
si
Dio santissimo, mi vengono i brividi. Io non ho scritto a quale partita mi stessi riferendo, ma la tua mente è andata a quel ricordo in quanto unica partita di un mondiale vista dal vivo. E l’hai beccata. E se avesse ragione Paulo Coelho? In quest’universo siamo tutti invisibilmente legati?
A costo di utilizzare una frase molto abusata, dico che se ne è andato uno degli idoli della mia infanzia. I miei primi nitidi ricordi calcistici risalgono alla stagione 1989/90, la più trionfale per il calcio italiano, con il Napoli che vince lo scudetto, il Milan Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale, la Sampdoria la Coppa delle Coppe e la “mia” Juve Coppa Italia (battendo in finale il Milan di Sacchi) e Coppa Uefa, in una finale tutta italiana contro la Fiorentina. Era una Juventus composta da giocatori non di prima grandezza, ma che nonostante l’indifferenza di una società già protesa verso improvvide e nefaste rivoluzioni, seppero andare oltre i propri limiti guidati dalla saggezza e dalla mano sapiente di Dino Zoff. Di quella Juventus Schillaci era uno degli uomini di spicco, lui capocannoniere in serie B con il Messina ma che la serie A non l’aveva ancora vista; talmente di spicco da meritarsi a furor di popolo la convocazione al mondiale italiano, dove avrebbe dovuto essere l’attaccante di scorta e invece diventa il nostro uomo copertina, portandoci con i suoi goal ad un passo da quel trionfo che avrebbe reso quella stagione ancora più trionfale.
Purtroppo, la sua stella si eclissa con la stessa rapidità con cui si era illuminata. Nella deludente Juventus 1990/91 è uno dei giocatori più in difficolta, pur giostrando accanto a quel Roberto Baggio che nelle notti di Italia ’90 era stato il suo partner d’attacco. Colpa dell’allenatore Maifredi, si disse, ma anche con il ritorno in panchina di Trapattoni le cose non migliorano: l’impegno e la generosità non vengono mai meno, ma la lucidità e l’efficacia sotto porta sì. Ricordo comunque due sue reti memorabili anche nella stagione 1991/92: la spettacolare rovesciata contro il Verona (con annesse congratulazioni del portiere avversario Gregori) e quella che decide la semifinale di Coppa Italia contro il Milan, consentendoci di infliggere agli invincibili rossoneri di Capello l’unica sconfitta stagionale.
Con l’arrivo di Vialli per lui alla Juve non c’è più posto e viene ceduto all’Inter, ma anche lì non regalerà molti guizzi, e chiuderà la sua carriera calcistica in Giappone, ultimo atto di una involuzione davvero irreversibile. Forse non seppe gestire quella popolarità piovutagli addosso in maniera così inaspettata, o forse la sua reale dimensione era quella di un calciatore normale che, per un breve periodo, parve toccato dalla grazia divina.
Comunque sia, da italiano e da tifoso juventino non potrò mai dimenticare Totò e le emozioni che mi ha regalato.
Che gli sia lieve la terra.
Grande Totò.
Grazie per averci fatto sognare.
Poi Zenga…. Caniggia…. e i tifosi del Napoli…. ci hanno fatto tornare sulla terra….
I tifosi del Napoli non difendevano la porta italiana ne’,tanto meno, erano in marcatura su Caniggia quella sera.
Zenga poteva tranquillamente rimanere in porta,il pallone gli sarebbe arrivato placidamente tra le braccia.
Ferri, almeno 10cm più alto di Caniggia, avrebbe dovuto marcarlo invece di ammirarne la chioma bionda come si fa con la Madonna.
La verità? Al primo vero ostacolo, la nazionale guidata da Azeglio Vicini è andata nel pallone, venendo imbrigliata sul piano tattico da Carlos Bilardo.
Dopo il vantaggio di Totò Schillaci(che gli sia lieve la terra), gli azzurri non ci capirono granché, venendo sovrastati a centrocampo dagli argentini.
Ci si mise anche un po’ di sfortuna, con l’infortunio di Ancelotti, in gran forma,ad inizio Mondiale e Vicini con alcune scelte discutibili, tipo De Agostini a centrocampo.
Pero’ sono stati i tifosi del Napoli ad eliminare l’Italia.
La ho vista. Il Punto e bombaatomica ha ragione e’ che giocammo una semifinale praticamente in trasferta. Lo ricordo come un episodio amaro, non per il risultato e la cappella Ferri-Zenga ma per un pubblico ostile. Napoli si sentiva non Italiana e lo fece pesare.
Questo è un tentativo patetico di mascherare gli affanni di un’Italia,che erano iniziati ben prima della gara contro l’Argentina.
Vittorie striminzite contro Usa, Austria e Cecoslovacchia (2-0) nel girone, altro 1-0 contro l’Eire agli ottavi.
2-0 agli uruguagi nei quarti.
La linea difensiva era stata impeccabile ma a centrocampo correva solo Nando De Napoli, Giannini camminava e De Agostini era un terzino avanzato sulla fascia. Con Ancelotti ko, Vicini fece scelte abbastanza discutibili come Berti in panchina, Baggio fatto giocare solo nel secondo tempo, Mancini sempre in panchina ed un Vialli titolare nonostante la scarsa forma.
Insomma eravamo in riserva ed occorrevano cambi, altro che pubblico contro.
La tua risposta e’ fuori tema. Che l’Italia avesse problemi o poteva vincerla comunque e’ ovvio. Rimane che a Napoli il tifo non fu affatto uguale ad altrove. Il pubblico fu contro e fine. Lo hanno visto e notato tutti al tempo. Il perche’ risiede nella presenza di Diego e ho conosciuto di persona napoletani che hanno dichiarato di tifare Argentina. Che ti costa ammetterlo?
Non metto in dubbio che ci siano stati napoletani che abbiano tifato Argentina (uno per tutti il regista Paolo Sorrentino, come confessò egli stesso in una intervista al Corriere della Sera con Aldo Cazzullo) ma erano sicuramente una minoranza.
Questo è l’articolo che il mio amico Roberto Liberale (ex frequentatore del Bloooog! con il nick “Roby L.”) scrisse su “Il Napolista” diverso tempo fa.
‘Nce vedimme
…mah…in citta saranno stati anche una minoranza,ma allo stadio sembrava di giocare in trasferta,lo si è potuto capire persino in tv!
https://www.ilnapolista.it/2016/10/sorrentino-falso-mito-napoli-tifo-argentina/
ho dimenticato di inserire il collegamento! 🙁
‘A vicchiaia!!
questo ti sembrano le immagini di uno stadio contro l’Italia?
i fischi quando tirano gli argentini sono quelli di uno stadio che tifa contro l’Italia? Anche Maradona fu fischiato.
Il silenzio dello stadio dopo l’ultimo rigore sbagliato dall’Italia?
Ma per favore!! Che ti costa dire che hai detto una cazzata?
‘Nce vedimme
Lo hanno ammesso tutti…ma tutti chi?
forse fu la Roma, intesa come società: Vautrot si vendicò fischiando un fuorigioco inesistente con Schillaci solo davanti al portiere;
e a quantoleggo il sostegno dei napoletanisti all’Argentina è una delle tante balle calcistiche;
Il sostegno dei napoletani agli argentini è solo una scusa per mascherare un fallimento. Anche dopo aver subito il pareggio, avevamo tutto il tempo per poter vincere, giocando con un minimo di razocinio. Invece Vicini si è incartato su sé stesso, optando a favore di scelte conservative e senza coraggio.
e Ferri dove lo metti?
Ciao Totò, grazie di tutto.
Hai ballato un mese soltanto. Ma che mese. E che balli.
Stasera stappo una bottiglia in tuo onore, con il sottofondo di Bennato e la Nannini.
Ti mando anche i saluti di un amico irlandese che mi ha detto che in Irlanda eri molto amato, anche se li hai eliminati dal loro Mondiale più bello
Due out-sider ha avuto l’Italia calcistica dei bei tempi, uno nel 1978 ( ma poi determinante nel 1982 ) ed uno nel 1990, esplosi entrambi durante i Mondiali di Calcio ed entrambi salvatori della patria. Se ne sono andati tutti e due troppo giovani, ed in punta di piedi, come erano entrati…
Levis sit Terra Totò e salutaci Paolo…
👍
Addio “al Gran Visir di tuti i terun” (cit.). R.I.P.
Saluti
geniali quelle primissime gag di AG&G in cui nordista (interista) e sudista si riconciliavano nel nome di Schillaci…
Ciao Totò. Persona sempre gentile e simpatica, oltre ad averci fatto sognare…
Per lasciare un ricordo, forse inutile, vale la pena superare la pubblicità. Mi spiace, era giovane, ma le complicazioni infettive per un malato di tumore sono frequenti, data la neutropenia e la immunodeficienza. Morire di tumore non è quasi mai una morte dolce. Tristezza a parte, era il 1990. Fui invitato a cena dai genitori della mia allora fidanzata, ma giocava l’Italia. Accettai, ma posi come condizione di tenere la tv aperta mentre si mangiava, era una famiglia che ignorava il calcio, due figlie, un padre disinteressato. Si parlava, e c’era Italia-Irlanda. Del più e del meno, di me in America, di come andava la convivenza con la mia allora fidanzata in una casa decrepita nel centro di Torino. Io parlavo pacato, gentile…ma soffrivo per la partita. Schillaci segnò. Balzai in aria sulla sedia, quasi rovesciando il piatto e davanti a quattro persone allibite urlai qualcosa che non ricordo, rilasciando tutta la mia tensione. Vedo ancora gli occhi di Totò se ci penso. Grazie Totò.
Fu l’ultima partita che vidi all’Olimpico insieme a mio padre, non potrei dimenticarla mai.
Ricordo bene quella partita. Finita, per stemperare la tensione: io esco faccio un giro in bici…
grazie per tutte quelle notti magiche, Totò Schillaci, ti sia lieve la terra