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Carmelo Bene e Gianni Brera, nel libro "In Ginocchio da Te"

Da Carmelo Bene a Lele Adani, uno strano viaggio nel passato, quando nei primi anni 80 l’attore, drammaturgo, regista e scrittore scriveva articoli sulla Roma, Falcao, Liedholm, Borg e lo Sport. La polemica sportiva e calcistica allora era di questo livello. Carmelo Bene dalle colonne de “Il Messaggero” sentenziava: “la marcatura a uomo è il festival del trauma ortopedico”, “il dribbling è volgare e scatena la volgarità di massa”, “la zona va applicata anche alla boxe”, “Falcao in campo è una presenza celestiale”. Un libro raccoglie quegli articoli, per scoprire a 40 anni di distanza che sono ancora freschi, superpolemici, paradossali: spesso con la rivalità Juve-Roma al centro, ma ricchi anche di altri personaggi. Perfino Borg e la Ferrari “Trattore Rosso”. Carmelo Bene, cantore della Zona di Liedholm, identificò come nemico e cercò lo scontro anche con Gianni Brera, campione del vecchio gioco all’italiana. Una bella sera finì a insulti feroci in Campidoglio, ma Brera non se lo filò più di tanto. Brera era abituato a essere circondato di nemici e dunque Bene era solo uno dei tanti…. 

“La marcatura a uomo è volgare. Si usava nelle tribù antropofaghe. La caccia all’uomo di certi nostrani terzini degenera, in non troppo dissimili mischie, bollori di femori, frattaglie, cosci, unghioni e chiappe”. Firmato nientemeno che Carmelo Bene: attore, drammaturgo, regista, scrittore e poeta. Così come è riportato in calce a un godibilissimo libro – “In Ginocchio da Te” pubblicato dalla giovane casa editrice GOG – che lo celebra come commentatore sportivo, morto nel 2002 a Roma a 65 anni.

  Per una pura casualità, accorso alla presentazione del libro in quel di Testaccio perché trascinatovi dal poliedrico Alessandro Riccini Ricci, nonché dopo aver letto un paio di anticipazioni pressoché clandestine,  in una notte ho divorato le 200 pagine del testo che celebra gli scritti di Carmelo Bene su Il Messaggero, e poi sul Corriere della Sera al mattino successivo un’intera pagina di intervista a Lele Adani, oggi uno dei più osannati guru dei commentatori calcistici. Comunicatore impostosi su TV e media vari – lo vedrete anche ai Mondiali in Qatar e perfino nella pubblicità di eBay…- con un nuovo lessico, una nuova filosofia del calcio, la tecnica e la tattica elevata alla stessa dignità della matematica e della fisica, gli schemi del pallone issati a Bibbia e Codice Penale al tempo stesso. Senza sminuire affatto il diritto e la legittimità dell’inequivocabile successo che Adani ha ottenuto, non faccio un improbabile confronto col passato, dico solo da dove siamo partiti – i primi anni 80 – e dove siamo arrivati. E cioè a questa mattina, in cui mi ritrovo già all’alba davanti al computer a cercare di dare un senso a tutti questi input contrapposti, preistorici e attuali.

  Gli anni ’80 del calcio sono stati straordinari e indimenticabili anche per questo. Per le vittorie e i trionfi internazionali, per l’arrivo dei più grandi campioni in Italia, per il boom del pallone, ma anche per il vivace fermento culturale e filosofico intorno al calcio. Il libro degli articoli di Carmelo Bene, componimenti notturni riversati all’amico, collaboratore e giornalista allora del Messaggero Giancarlo Dotto e poi raccolti da Luca Buoncristiano, e che vanno dal novembre ’82  fino al dicembre ’85, sono lo spettro di un mondo fantastico, onirico e scioccante come le sue famose e controverse pièce teatrali o televisive.

  Al centro dell’opera di Carmelo Bene però, in questo caso, non ci sono ShakespeareMacBeth o Salomé (così come si chiama sua figlia che ne cura anche lei l’eredità culturale e che ha lavorato al recupero dei materiali del libro), ma il calcio, la Roma, la Zona, Falcao, Liedholm, Bearzot, Antognoni, l’ingegner Viola e l’avvocato Agnelli, Boniperti, Borg o la Ferrari (“il trattore rosso…”). Insomma un mondo intero calato nell’effervescenza di quegli anni, nel Mondiale ’82, nell’avventura dello scudetto della Roma 1983, nella spettacolare e feroce rivalità tra la Roma e la Juventus di allora. Attraverso il calcio, i suoi articoli di commento sempre sorprendenti e talvolta persino volutamente incomprensibili (in questo c’è un filo debole che arriva forse fino all’  Adanimania…), le sue partecipazioni al Processo del Lunedì di Biscardi accentuando così l’incredibile collisione tra cultura più alta e il trash più spinto, Carmelo Bene divenne personaggio popolare. E ovviamente estremamente divisivo, conflittuale, addirittura esplosivo.

  Il suo eroe epico era il divino Falcao, l’intera Roma con Viola, Liedholm, Falcalo e capitan Di Bartolomei, partecipò persino in platea alla prima del Macbeth al Teatro Quirino, con tanto di bandiera giallorossa sul palco, e grande bevuta con trucco di scena sul volto successivamente alla buvette.

  L’impensabile per un osservatore che non abbia vissuto quegli anni, è che anche allora, quarant’anni fa, era la tattica ed era il modo di giocare al calcio che dividevano e creavano fazioni, partiti, feroci dibattiti in cui con Carmelo Bene spesso finiva a insulti, per non dire sfide a duello. La “zona” di Liedholm era considerata il progresso, la “difesa a uomo” la conservazione. Prima che Sacchi sbarcasse al Milan, si era arrivati dunque a una sintesi estrema: Roma contro Milano e Torino, Centro Sud contro il Nord. Una groviglio calcistico-filosofico-sociologico totale. Ma anche meraviglioso da vivere, leggere, raccontare.

  Ho preso dal libro alcune frasi ad esempio, ma molto indicative del livello a cui si era elevato il dibattito.

"In Ginocchio da Te" Libro su Carmelo Bene

  • “LA MARCATURA A UOMO esige a bordo campo uno staff di medici, infermieri, barelle, cani da guardia. Le partite sono il festival del trauma ortopedico. All’eccessiva velocizzazione del gioco fa eco uno sfrigolio di tibie”.
  • “IL DRIBBLING è volgare e scatena la volgarità di massa. Lo stadio è un catino di risonanza. Centomila applaudono alla derisione collettiva di chi è stato ridicolizzato. Lo stadio allora si fa inno alla volgarità. La rissa in campo degenera nella rissa sulle tribune. Gli spettatori inferociti demoliscono il loro stadio, la loro casa come nelle commedie di Peppino De Filippo”.
  • “AI FINI DI UN’EDUCAZIONE ESTETICA e degenere del popolo sportivo mi riprometto di trattare i principi del gioco a “zona” applicati alla boxe”.
  • “CONFERMO DA NON TIFOSO la mia simpatia alla Roma per i seguenti motivi: 1) profumo di Brasile; 2) l’inno alla “zona”; 3) la celestiale presenza in campo di Falcao”

Non vado oltre per non spoilerare eccessivamente “In Ginocchio da Te”.

Essendosi autoeletto poeta della zona ma soprattutto capo del principale partito di opposizione, Carmelo Bene ovviamente scelse Gianni Brera come nemico, che tentò di maltrattare da par suo. “Ella è il teorico edipico del calcio criminale, dell’attentato “a uomo”, la Sua teoria ha mietuto vittime innumerevoli e così negli stadi ci si annoia molto di più che all’università”. In realtà non conoscendo Brera, il quale non considerava polemiche e insulti attacchi personali ma normali incombenze del mestiere cui non porre particolare attenzione, Carmelo Bene non sapeva da uomo di teatro senza una particolare conoscenza del quadro storico della situazione, che Brera era letteralmente circondato da nemici. Ne aveva a decine, era il cantore di un calcio che aveva fatto la storia, e dunque si era già scontrato con i giornalisti della scuola napoletana (Palumbo e Ghirelli), era stato addirittura sfidato a duello, aveva fatto a pugni in tribuna col Direttore della Gazzetta dello Sport. Popolarissimo e conosciuto ovunque, mezza Italia letteralmente già lo odiava ben prima di Carmelo Bene e spesso, andando allo stadio o in tribuna, non mancava certo chi lo insultasse. Lo dico perché io e alcuni amici-colleghi prima di me, le parolacce le abbiamo prese di rimbalzo camminando accanto a lui. Carmelo Bene dunque si era autorelegato a essere uno dei tanti nemici di Brera. Non c’era nulla di straordinario in questo.

  Nel libro è citato anche l’episodio dell’incontro tra Gianni Brera e Carmelo Bene, nel gennaio 1984 in un dibattito sul calcio al Campidoglio voluto allora dal grande e compianto assessore alla cultura di Roma, Renato Nicolini. Con i miei amici colleghi Mario Sconcerti e Giuseppe Smorto accompagnammo Brera. Ben presto il confronto degenerò con Carmelo Bene, che provocatoriamente, sentito l’odore del sangue, si produsse in una escalation di insulti.

  Vista la malaparata e la soverchiante preponderanza del campo avversario – non dimentichiamoci che si era a Roma – non restò che ritirarci in buon ordine inseguiti dalle terribili enunciazioni dell’attore che pareva posseduto da Satana. Se noi apparivamo abbastanza turbati non vedemmo collera in Gianni Brera, credo proprio che dell’accaduto se ne sia ampiamente strafottuto. Non ricordo se pronunciò il suo classico “Ma va a scoa’ el mar, pirla!” (ma vai a scopare il mare), magari si preoccupò piuttosto che a tavola non gli servissero il detestatissimo vinello dei castelli.

***

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SINTESI

Da Carmelo Bene a Lele Adani, uno strano viaggio nel passato, quando nei primi anni 80 l’attore, drammaturgo, regista e scrittore scriveva articoli sulla Roma, Falcao, Liedholm, Borg e lo Sport. La polemica sportiva e calcistica allora era di questo livello. Carmelo Bene dalle colonne de “Il Messaggero” sentenziava: “la marcatura a uomo è il festival del trauma ortopedico”, “il dribbling è volgare e scatena la volgarità di massa”, “la zona va applicata anche alla boxe”, “Falcao in campo è una presenza celestiale”. Un libro raccoglie quegli articoli, per scoprire a 40 anni di distanza che sono ancora freschi, superpolemici, paradossali: spesso con la rivalità Juve-Roma al centro, ma ricchi anche di altri personaggi. Perfino Borg e la Ferrari “Trattore Rosso”. Carmelo Bene, cantore della Zona di Liedholm, identificò come nemico e cercò lo scontro anche con Gianni Brera, campione del vecchio gioco all’italiana. Una bella sera finì a insulti feroci in Campidoglio, ma Brera non se lo filò più di tanto. Brera era abituato a essere circondato di nemici e dunque Bene era solo uno dei tanti…. 

Giornalista sportivo, a La Repubblica dal 1983 al 2022, sono stato per 12 anni capo dello Sport. Prima e dopo sempre sport e calcio, dai campi di periferia fino ai Mondiali, da Gianni Brera fino a Internet, da San Siro a New York, da Wembley all'Olimpico, dalla carta alla TV. Autore di Bloooog!, il Bar Sport, per 14 anni dentro Repubblica.it. Ora in maniera assolutamente libera, autonoma, indipendente, senza filtri.

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Carlo

Per restare in tema letteratura, Adani è un personaggio che sarebbe stato bene nel bar sport di Benni… il centravanti della squadra locale che, avendo giocato una vita in terza categoria, pretende che tutti ascoltino i suoi sproloqui tecnici (tennici, avrebbe detto Edmondo Fabbri citato da Brera) e soprattutto tattici.
Solo che al bar sport l’avrebbero mandato a stendere, nel mondo reale c’è gente che gli dà credito

Modifica il 1 anno fa da Antibulletti
laviola

Il viaggio da Bene ad Adani passando per Brera è scioccante…in comune con loro il nostro Lele non ha neanche l’italiano…

Boris

Minchia Adani!

Eh si, il vinello dei castelli andrebbe vietato, soprattutto il pomeriggio.

luigi.iannelli

Bocca, senza entrare nel merito dei due, mi complimento con Lei perché un articolo come questo mi riporta nel passato. Quello in cui il giornalismo era davvero tale e, pagine come questa, era davvero un bel piacere leggerle.
👍👍👍.

ROS

…si puó dire che sono due personaggi che non mi hanno mai entusiasmato?

L'ESORCISTA

A commentare questo ci vorrebbe il massimo estimatore di Carmelo Bene del blog ovvero il fratello @Moltitudine, chissà che non faccia una capatina.

Faceto Balsamico

Minchia Bocca, dopo l’incipit “Da Carmelo Bene a Lele Adani…” per andare avanti bisogna essere davvero molto, molto motivati…

In questa realtà post-moderna, liquida o liquefatta che sia – a tratti umidiccia – il dribbling di certo non aiuta a ridurre le diseguaglianze sociali (anzi: le amplifica), ma ciò che noi uomini di buona volontà e “media lingua” dobbiamo assolutamente evitare come la peste è il fottutissimo vinello dei Castelli. Persino il lambrusco è meglio…

Carlo lll

Un fuori di testa e un leghista ante litteram. Scart’ ass’ e piglia primiera..

Maxx

Bocca per valutare le qualità di divulgatrici di Adani non c’era bisogno di scomodare due mostri sacri. Credo che un’idea ce l’eravamo fatta a prescindere, però Lei è masochista e sadico e ama sfruguliarci proponendo ineluttabili confronti.

Agli amici napoletani, napolitici, napocalissici e napolisti ricordo che a quei tempi, nei quali Maxx bazzicava regolarmente in curva sud, le due tifoserie erano gemellate! ebbene si! Ci furono partite con bandiere mischiate in tutto lo stadio. Uno spettacolo meraviglioso. Mille volte più degno delle due città degli insulti reciproci e gratuiti che ci si scambia adesso.
Come ricorda Bocca all’epoca c’era l’asse nord contro sud e su questa base Roma e Napoli andavano a braccetto.

il ghiro

Caro Maxx, non vorrei risvegliare ricordi troppo tristi, ma sanare i dissidi tra romanisti e napolisti mi pare assai difficile dopo l’episodio mortale del 3 maggio 2014, Fiorentina-Napoli, finale di Coppa Italia, uccisione del tifoso napoletano Ciro Esposito ad opera dell’ultrà giallorosso Daniele De Santis. Sono ricordi difficili da digerire e dimenticare.

Maxx

Mi sembra un appunto a cui non si poteva rinunciare. Grazie Ghiro

GiPo56

Anch’io sono della generazione del gemellaggio fra le due tifoserie. Ricordo anche le sfilate per viale Angelico dei tifosi del Napoli che andavano verso l’Olimpico tirandosi dietro un somarello con al collo la bandiera del Napoli. All’epoca si scambiava una rosetta con la frittata con una fetta di frittata di maccheroni…

Carlo lll

Con me sfondi una porta aperta, ma parliamo di un’Italia fa ; altra gente e altri valori, non so se con questi contemporanei si possa sperare di ripristinarlo.
Ps
Comunque a titolo di cronaca il gemellaggio fu rotto per colpa di certi ” tifosi ” della Roma( ho vissuto quell’epoca)

Modifica il 1 anno fa da Carlo lll
Maxx

E te pareva…eri partito bene.m

Carlo lll

“Io ricordo bene l’episodio che pose fine al bellissimo gemellaggio tra le due tifoserie, ero allo stadio. Andò così: partì il tifoso romanista dalla Curva Sud con la bandiera e si diresse verso la Nord strapiena di tifosi biancoazzurri napoletani. Quando arrivò lì ci furono applausi e cori per la Roma da parte loro, una cosa bellissima. Partito dalla Curva Nord quello napoletano, invece, una volta attraversato il campo e giunto alla Sud, prese fischi e bottigliette. Da romanista vero, doc, oggi chiedo scusa agli amici partenopei. Poi si è scritto del gesto dell’ombrello di Bagni ecc. ecc., ma quello è un episodio successivo e sicuramente, seppur deprecabile, fu la reazione adrenalinica dopo un gol che valeva un pareggio riacciuffato in netta inferiorità numerica, non certo la causa della fine di quell’amicizia. Spero che in futuro si possa ripristinare quel bel clima”.( Massimo Bonetti; attore )

Parto da lontano. Nell’85-86 la Roma sfiorò lo scudetto che vanificò nella famigerata partita contro il Lecce in casa. Ovviamente l’anno successivo
c’erano enormi aspettatuve di rivalsa da parte della tifoseria, ma non avevano messo in conto il Napoli di Maradona ( e Giordano, inviso per ovvieragioni ai giallorossi..) Io per ragioni anagrafiche ( purtroppo) ricordo i primi anni 80′ quando non avevamo un Napoli competitivo e tra i duelli Roma e juve parteggiavamo per i giallorossi . Ed era un periodo che ricordo con molto affetto e nostalgia con trasferte a Roma bellissime. Da tutti i punti di vista; malgrado non avevamo un Napoli competitivo. Quando però si invertirono le parti , non ci fu dall’altra parte lo stesso atteggiamento. Peccato.

Maxx

Cazzate! Ero allo stadio ed ero in curva nord in mezzo ai napoletani. Il clima si arroventò per un fallo di Nela su Careca e poi cominciò a degenerare sul campo e dopo sugli spalti. Sono dovuto scappare perché volevano prendermi a mazzate. Comunque andò che si ruppe il gemellaggio.

Il tuo rivendicare ragioni e superiorità etiche, fattelo dire, è deprimente è controproducente, perché ti mette propri dalla parte di quelli che vogliono l’opposizione a tutti i costi. Infatti non fai che alimentarla, anche in un blog di “amici” come questo.

Carlo lll

Guarda che io e l’attore romano ci riferiamo all’anno dello scudetto; 86-87. Tu stai parlando dell’anno dopo, a gemellaggio già morto e sepolto.Non mischiare le carte in tavola come fate a Roma da 36 anni. Io scrivo e mi piace confrontarmi e dialogare propr o perché lo considero un blog di “amici “, ma sui fatti storici non transigo.

Modifica il 1 anno fa da Carlo lll
Maxx

Si, esponendo la tua verità unica e indiscutibile, per niente di parte e assolutamente opportuna. La prossima volta che provo a rasserenare gli animi farò attenzione che tu sia in ferie

Carlo lll

La verità dei fatti amico, la verità dei fatti.

Maxx

e’ quello che dice sempre Schifani! 😀

Carlo lll

Non so chi sia, con me devi parlare di schifano😉😉

Carlo lll

?

Rosario Frattini

Da quel che ho letto o visto di Brera e Bene credo che fu un notevole scontro fra due ego alquanto ipertrofici. Gli anni 80 per me sono sempre stati quelli del riflusso, del reaganismo, dei prodromi di quel disastro culturale che vide la reazione, ideologica e culturale ancor prima e molto più che politica, trionfare.
Ma ripensandoci se un confronto che riguardava il calcio vedeva protagonisti due personaggi dall’ immensa cultura e dal livello intellettuale di Brera e Bene, c’ è solo da pensare che anche gli anni ‘80 avevano un loro perché ( a parte il dettaglio non insignificante che in quegli anni ero giovane).

Bel-Ami

Che dire: un tempo dalla finestra volavano …. ora solo …. per parodiare una pellicola anni ‘70. Nella citazione dei nomi ha detto tutto di un mondo alla deriva. Tra i sostenitori del Bene pensiero non sottacerei Gianni Melidoni (‘dolce sarà la primavera giallorossa’). Un saluto.

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